XXX è un’incognita, un nodo irrisolto, un punto interrogativo che alimenta sempre nuove questioni che non si esauriscono mai, perché sono parte fondante della nostra contemporaneità. Fabio Massimo Franceschelli parte proprio da questa incognita per costruire il suo XXX Pasolini, spettacolo-omaggio al grande maestro eretico del Novecento.
Un rombo bianco copre le assi del palco e già si entra in un’atmosfera pasoliniana: bianco come la copertina originaria dell’incompiuto Petrolio, ma bianco anche come purezza, innocenza, pulizia, bianco come fantasmi e bianco come morte. Pochi altri oggetti in scena: un tavolino, due sedie, uno specchietto, e in bella vista Il capitale di Marx; semplici elementi che d’improvviso innescano la storia di Carlo Valletti, protagonista dei frammenti di Petrolio e simbolo della società neo-capitalista, la quale trova subito il suo corrispettivo visuale nel filmato iniziale in cui ci appare il Palazzo dell’Eni troneggiante sopra il laghetto dell’Eur.
Tali frammenti si traducono nello spettacolo in una successione di scene giocate sull’incastro dei diversi linguaggi: lo sketch ironico, la pantomima, la narrazione, gli spezzoni di tg, e le parole dello stesso Pasolini; ogni ingrediente si mescola all’altro andando a comporre una drammaturgia variegata dal sapore originale: come ad esempio i brillanti e godibilissimi intermezzi pubblicitari della marca XXX’, recitati in quella maniera asettica e impeccabile da linguaggio pubblicitario che era oggetto di aspra critica da parte dello scrittore.
Così come Carlo Valletti è diviso tra la normalità e la lascivia, lo spettacolo riflette al proprio interno tale scissione attraverso un pungente contrasto tra ironia e serietà: sotto il segno del sarcasmo e dell’erotismo – declinato in pantomime grottesche -, si celano infatti momenti di esegesi dal rigore speculativo serrato e una critica feroce alla società che mettono in luce i temi cardine della produzione pasoliniana, siano essi la denuncia del neo-capitalismo, l’ipocrisia della sinistra italiana, la meschinità del mondo piccolo-borghese. Ecco allora che Franceschelli dà forma e concretezza alle parole di Pasolini senza tuttavia ricadere nella retorica semplicistica, lasciando piuttosto che esse facciano il proprio corso nella mente degli spettatori, mostrando quanto ancora oggi, a quarant’anni dalla scomparsa, risuonino vibranti e attuali.
Il dramma non finirà mai suggerisce la scritta alla fine dello spettacolo; ma come emerge dalla potenza di quel “XXX”, forse è proprio rinunciando alla presunzione di risolvere l’incognita, o meglio, continuando a mantenerla viva che non finiremo mai di interrogarci sull’opera di Pasolini e, di conseguenza, su di noi.
Teatro Tordinona, Roma – 14 gennaio 2015