Sono in tre, ma fanno più casino di una band di dieci elementi.
Gli australiani Wolfmother hanno deciso di non seguire l’ondata di band che in questo primo decennio del nuovo millennio si è data alla new-wave, ma ha riproposto quel sano e vecchio rock’n’roll targato anni 70. Nelle loro canzoni si possono sentire Led Zeppelin e Black Sabbath, ma anche momenti di piano che ricordano molto da vicino i The Doors. La band suona un rock compatto, preciso e senza fronzoli. Un muro sonoro incredibile che fa tremare i timpani. Pezzi come Woman (con il suo riff incendiario), Apple Tree e Joker And The Thief rendono l’idea della loro carica.
Il momento più bello dell’album è senza dubbio il capolavoro Mind’s Eye traccia numero 8. Nel suo insieme l’album scorre senza mai infastidire l’ascoltatore: anche i pezzi più deboli si fanno ascoltare. Uno dei punti di forza del gruppo è il cantante Andrew Stockdale, la sua voce sporca e potente si amalgama alla perfezione con il suono ruggente della band. Ora il loro follow-album è tra i più attesi in assoluto, e gli stadi di tutti il mondo stanno già tremando.
Spaccacasse. Voto 7.5/10