Dopo lo strabiliante successo di Dallas Buyers Club Jean-Marc Valleé ritorna dietro la macchina da presa con Wild, una pellicola forte ed emozionante, tratta dall’omonimo romanzo autobiografico di Cheryl Strayed e sceneggiata dallo scrittore e sceneggiatore Nick Hornby (Febbre a 90’, An Education). Il film è stato presentato alla trentaduesima edizione del Torino Film Festival nella sezione Festa mobile.
Cheryl Strayed (un’intensa e stropicciata Reese Whiterspoon) è una donna con un passato burrascoso alle spalle (un matrimonio fallito e la dipendenza dall’eroina) che decide di dare una svolta alla propria vita intraprendendo in solitaria un lungo e faticoso cammino sia spirituale che fisico attraverso la PCT (Pacific Crest Trail), 1100 miglia di natura selvaggia ed incontaminata. Lungo tutto il percorso farà nuovi incontri (positivi e non), avrà moltissimo tempo a disposizione per pensare e riflettere sui suoi errori, sulla sua vita e riuscirà a circondarsi di bellezza, quella bellezza che si era allontanata da lei giorno per giorno.
Il paragone con Into the Wild di Sean Penn è immediato, il film può infatti considerarsi la sua controparte femminile anche se con alcune differenze sostanziali. Tutti e due i protagonisti delle pellicole pur essendo alla ricerca di loro stessi in mezzo all’immensa vastità e potenza di una natura non addomesticata dall’uomo, quindi essenza pura da cui attingere forza per una nuova rinascita, possiedono due retaggi familiari e economici diversi e due storie personali dissimili. Inoltre la regia di Jean-Marc Vallée, a differenza di quella di Sean Penn, lascia ampio spazio alla vita passata di Cheryl attraverso il perfetto montaggio di brevi flashback che ci permettono di ricomporre i pezzi della sua vita precedente.
Cheryl Strayed (il termine strayed significa animale randagio) passo dopo passo, ferite dopo ferite dovrà fare i conti con le sue azioni e il suo dolore, lasciando andare pian piano quella parte di sé con cui aveva dei conti in sospeso. Anche se, alla fine del film, la stessa Cheryl si chiederà se tutti i suoi sbagli, le sue trasgressioni, la sua infelicità siano state necessarie per arrivare lì, a osservare, nell’assordante silenzio di una natura autentica e incorrotta, la sua anima e la sua vita da una prospettiva del tutto nuova e straordinaria.
L’interpretazione della Whiterspoon verrà indubbiamente ricordata per intensità e spontaneità, riuscendo a sostenere come il pesante zaino che si deve trascinare nel film da sola l’intero film senza difficoltà. Complice della riuscita del film una sceneggiatura toccante e piena di citazioni firmata da Nick Hornby e anche una colonna sonora ricercata e mai scontata che dà l’impressione di uscire dalla testa della protagonista, e che viene utilizzata solo durante i flashback mischiandosi tra i ricordi di Cheryl e che sicuramente contagerà anche il pubblico in sala.
Una pellicola sorprendente, nonostante il tema sia stato già ampiamente trattato in film, saggi e romanzi, che parla di una persona comune la quale è riuscita a risalire dal baratro in cui era caduta con un grande coraggio. Non a caso Cheryl nel film citerà Emily Dickinson. «Se il coraggio ti è negato, và oltre il coraggio.»