Welcome to Bang Bang Bar
Piccola guida sulle esibizioni musicali del celebre locale di Twin Peaks
Che David Lynch abbia una “piccola” passione per la musica l’avevamo già intuito nel corso della sua prolifica e mirabile carriera. Il rapporto viscerale che si instaura tra l’elemento sonoro e l’immagine è diventato uno dei marchi di fabbrica delle sue pellicole, specie da quando è iniziato il sodalizio con Angelo Badalamenti, compositore che dai tempi di Velluto Blu (1986) ha accompagnato musicalmente quasi tutte le produzioni del regista del Montana. D’altronde, lo stesso Lynch ebbe modo di evidenziare l’importanza del fattore musicale nel suo libro In acque profonde (2008, Mondadori):
La musica deve sposarsi con il film e valorizzarlo. Non puoi semplicemente tirar fuori un pezzo e pensare che possa funzionare, anche se si tratta di una delle tue canzoni preferite in assoluto. Perché potrebbe non aver nulla a che fare con la scena. Quando musica e immagini si sposano, riesci a sentirlo. Il film si riempie di vita, ed ecco che il risultato può essere superiore alla somma delle parti.
Regista onirico divenuto nel corso degli anni sempre più criptico, Lynch è anche attore, sceneggiatore, montatore, scenografo, pittore e, ovviamente, musicista. Tra le sue collaborazioni musicali non possiamo non citare Industrial Symphony No. 1 (1990), performance teatrale di natura surrealista con musiche scritte con Badalamenti; e l’incursione canora nella title track di Dark Night of the Soul (2009), album scritto da Danger Mouse e Sparklehorse che al suo interno annovera, tra gli altri, ospiti del calibro di Iggy Pop, The Flaming Lips, Suzanne Vega e Julian Casablancas. Finito qui? Non scherziamo. Già, perché il regista statunitense ha anche inciso due suggestivi dischi electro-pop: Crazy Clown Time (2011) e The Big Dream (2013).
Un amore sconfinato per la musica, dunque, ma anche una notevole attenzione al contesto musicale che lo circonda, confermata dalla scelta di concludere quasi tutti gli episodi dell’ultima stagione di Twin Peaks con una serie di esibizioni di band e musicisti più o meno noti nella nostra penisola. Ora che i giochi di questa terza stagione sono terminati, possiamo brevemente passare in rassegna tutti i protagonisti dei live che si sono avvicendati nel Bang Bang Bar, celebre locale della cittadina che dà il titolo alla serie televisiva divenuta vero e proprio cult.
The Return, Part 1-2 || Shadow – Chromatics
Storia di cambiamenti radicali e lunghe pause quella dei Chromatics, band nata a Portland nel 2001. Inizialmente indirizzato verso sonorità punk, infatti, il gruppo cambia volto con l’ingresso del produttore Jonny Jewel (2007), che con il suo intuito apre le porte al synth-pop e alla consacrazione planetaria. La voce raffinata e i synth delicati del loro ultimo singolo – Shadow – sono la miscela perfetta per concludere l’enigmatico episodio doppio che apre la nuova stagione.
The Return, Part 3 || Mississippi – The Cactus Blossoms
In una piccola cittadina americana proprio non può mancare un po’ di sano e puro folk. The Cactus Blossoms allietano i balli di coppia e i lunghi sorsi di Bourbon dei clienti della taverna con voci e chitarre acustiche che sembrano uscite dagli anni Cinquanta. Il duo del Minnesota composto da Jack Torrey e Page Burkum ha inciso lo scorso anno You’re Dreaming, il loro disco d’esordio.
The Return, Part 4 || Lark – Au Revoir Simone
Voci e suoni allo zucchero filato per il trio tutto rosa di Brooklyn che proprio non poteva essere escluso dal circolo del Bang Bang Bar. Le componenti del gruppo electro-pop, infatti, incontrarono casualmente in una libreria David Lynch una decina di anni fa e tennero nel 2007 un concerto a Parigi per una retrospettiva del regista americano. Le ritroveremo ancora più avanti.
The Return, Part 5 || Snake Eyes – Trouble
Be’, nello stesso discorso appena fatto per le Au Revoir Simone possiamo inglobare anche i Trouble, progetto musicale di Riley Lynch, il figlio del regista. Gli altri due membri del trio sono Alex Zhang Hungtai dei Dirty Beaches e Dean Hurley, fidato ingegnere del suono di David Lynch. Il prodotto è un brano strumentale lisergico che, tra sassofono e chitarra, spazia con disinvoltura tra jazz e blues.
The Return, Part 6 || Tarifa – Sharon Van Etten
Nata e cresciuta nel New Jersey nel 1981, Sharon Van Etten è diventata in breve tempo punta di diamante della scena cantautoriale rock al femminile. Testo schietto, voce suadente e semplici accordi di chitarra sono gli ingredienti della ballata Tarifa, gemma estratta da Are We There, l’ultimo dei suoi quattro dischi pubblicati.
The Return, Part 8 || She’s Gone Away – Nine Inch Nails
La band di Trent Reznor non chiude l’ottavo capitolo, ma si esibisce decisamente prima dell’epilogo di uno degli episodi più conturbanti e sconvolgenti dell’intera stagione. Industrial allo stato puro, con She’s Gone Away – brano tratto dall’ultimo EP, Not the Actual Events (2016) –, i NIИ tornano a collaborare con Lynch dopo Strade Perdute (1997) e il videoclip di Came Back Haunted.
The Return, Part 9 || Human – Hudson Mohawke
Ben due esibizioni nella nona puntata. Tornano le Au Revoir Simone con A Violent Yet Flammable World (vedi qui), mentre calca per la prima volta il palco del Bang Bang Bar, Hudson Mohawke, con l’inedita Human. Il produttore, Dj e compositore di Glasgow ha già pubblicato svariati singoli ed EP, e rilasciato due album: Butter (2009) e Lantern (2015).
The Return, Part 10 || No Stars – Rebekah Del Rio & Moby
I due avevano già lavorato con Lynch. Del Rio era apparsa con un cameo in Mulholland Drive (2001), mentre Moby aveva campionato, per il suo singolo Go, il celebre Laura Palmer’s Theme di Badalamenti. Ora si ritrovano sullo stesso palco – lei alla voce, lui alla chitarra – per dare vita a No Star, struggente brano estratto dall’album della cantautrice californiana Love Hurts Love Heals (2011).
The Return, Part 12 || Saturday – Chromatics
I Chromatics tornano anche nella dodicesima puntata con una versione strumentale di Saturday, brano contenuto in Windswept, album solista del loro produttore Johnny Jewel.
The Return, Part 13 || Just You – James Hurley
Qui si entra nella storia della serie, precisamente al nono episodio della seconda stagione (1991), quando James Hurley (James Marshall) esegue in compagnia di Donna Hayward (Lara Flynn Boyle) e Maddy Ferguson (Sheryl Lee), Just You, brano scritto da David Lynch e Angelo Badalamenti (vedi qui). Arpeggi e melodia melanconica che tornano anche nell’ultima stagione interpretati, ovviamente, dallo stesso Hurley.
The Return, Part 14 || Wild West – Lissie
Una delle migliori performance della stagione, a detta di Lynch, la offre Lissie, biondina dell’Illinois classe ’82. Tre dischi all’attivo per la musicista che si sta aprendo sempre di più a sonorità più pop senza però rinnegare la sua radice country-folk. Al Bang Bang Bar porta l’energico Wild West, brano tratto dal suo ultimo lavoro My Wild West (2016)
The Return, Part 15 || Axolotl – The Veils
Neozelandesi di origine, londinesi di adozione, The Veils si presentano nella taverna di Twin Peaks con tutto il loro afflato romantico e perverso. Capitanati da Finn Andrews e dal suo immancabile cappello, la band dona un tocco gotico all’atmosfera grazie a Axolotl, brano nerissimo costellato di synth distopici. Lo trovate anche nel loro ultimo disco Total Depravity (2016)
The Return, Part 16 || Out of Sand – Eddie Vedder
«The Roadhouse is proud to welcome Edward Louis Severson». Viene presentato così, con il suo nome di battessimo, Eddie Vedder, l’ospite più atteso di questa stagione e che certamente non ha deluso le aspettative. Il leader dei Pearl Jam, chitarra acustica e inconfondibile voce baritonale, ha regalato una delle performance più intense della stagione con l’esecuzione di Out of Sand, brano composto appositamente per la colonna sonora della serie tv.
The Return, Part 17 || The World Spins – Julee Cruise
Proprio non si poteva chiudere diversamente. Sul palco del Roadhouse torna la grande protagonista musicale della seconda stagione, quella Julee Cruise che con la sua voce eterea aveva ammaliato il pubblico con le interpretazioni dei due brani composti da Badalamenti su testi di Lynch: Falling (vedi qui) e The World Spins. La cantante e attrice americana è tornata proprio con quest’ultima, chiudendo il cerchio e connettendo definitivamente il passato con il presente.
Elettronica, folk, cantautorato, industrial; Lynch attinge a piene mani da buona parte del repertorio musicale contemporaneo e non, senza trascurare i punti di forza del passato e rendendo le varie esibizioni funzionali a ciascuna puntata. Una selezione musicale che conferma, semmai ce ne fosse ancora bisogno, tutta la sua passione e la maniacale cura che gli consente di trasfondere musica e immagini.