I Verdena, formazione bergamasca, nascono nella seconda metà degli anni 90 e sono forse la sola rock band italiana che sia in grado di suonare rock’n’roll vero e proprio. Nati e cresciuti per suonare senza compromessi, senza chinare il capo al business discografico del nostro bel paese. Sono i soli in Italia a non scrivere brani pensati e suonati al solo scopo di entrare in classifica, e allo stesso tempo sono i soli a non fare del rock “per forza” commerciale. I Verdena emergono, crescono e moriranno come rock band, punto e basta. Melodicamente ineccepibili, musicalmente perfettamente grezzi, liricamente semplicemente geniali. Quattro album nella loro storia: Verdena (1999), Solo un grande sasso (2001), Il suicidio del samurai (2004), Requiem (2007). Rarità di cui dovremmo vantarci, ma che invece sono incomparabili con successi senza senso di tanti, troppi, pupazzi messi davanti ad un microfono a cantare.
Questi tre ragazzi del nord Italia regalano brividi e scosse a ripetizione. Il loro primo album Verdena è stato lanciato da un capolavoro chiamato Valvonauta, ma non è la sola perla del disco, anzi, ce ne sono davvero tante; Dentro Sharon, Bambina In Nero e Eyeliner sono forse le più grandi. Già al loro debutto il loro stile, che riesce a mischiare in maniera sublime metallo e fiori, rozzezza e dolcezza, maestose melodie e semplici ruggiti, li identifica come unici e soli patrioti del rock italiano. Il secondo disco Solo un grande sasso, riesce a fare ancora un passo avanti rispetto al primo. Le melodie diventano ancora più grandi, pezzi come Onan, Nel Mio Letto, Spaceman e Nova sono talmente belli da lasciare a bocca aperta chi ascolta. Un plauso va sempre ai testi divini di Alberto Ferrari, mai banali e molto ricercati. Il terzo capitolo della saga dei Verdena arriva nel 2004 con Il suicidio del samurai, scrigno di perfezione. Luna, forse la canzone più bella mai scritta dal trio,è uno degli esempi migliori di cosa significhi scrivere una canzone senza pensare a chi la ascolterà, ma piuttosto sapendo che è e sarà tua sempre. Un altro brano da citare del disco è sicuramente Mina, dove i Verdena fanno esplodere tutta la dolcezza delle loro melodie. Arriviamo al 2007, e all’uscita quindi di Requiem, ultimo diamante sonoro del gruppo.
Un album con tanto violento rock, con urla e grida, ma anche con chitarre acustiche e bisbigli. Canos, Isacco Nucleare, Muori Delay, Angie, questi i singoli estrapolati fino ad oggi dall’album. Purtroppo il discorso da fare è sempre lo stesso: siamo in Italia: si, per carità, la band ha anche un buon seguito all’estero (soprattutto in Germania, Svizzera e Francia) ma se una band come questa fosse nata in qualche garage di New York o in qualsiasi scantinato di Londra, sarebbe un culto per tutto il mondo, magari di nicchia certo, ma pur sempre un culto, un parallello lampante è quello dei Black Rebel Motorcycle Club…però…non sono né del Bronx, né di Camden Town… sono di Albino..