Una mano passa del rossetto su una bocca, degli occhi vengono truccati, una porzione di corpo si sistema dentro un abito da sposa mentre, fuori campo, si odono delle campane. Subito dopo, un sinuoso movimento di macchina, accompagnato dalla tipica musica da matrimonio, rivela una donna in abito nuziale, distesa in una bara che, in pochi attimi, si chiude brutalmente. È con questa spiazzante sequenza che si apre Una nuova amica il nuovo film di François Ozon, un incipit di bizzarra bellezza che si pone anche come fulcro della pellicola, in bilico fra il dramma, il lutto più straziante e un camp risanatore.
La vita di Claire (Anais Demoustier) è sconvolta dall’improvvisa morte della sua migliore amica Laura, con la quale, sin dall’infanzia, aveva instaurato un rapporto speciale. Poco tempo dopo, per caso, turbata e irritata, scopre con i propri occhi che il marito della donna David (Romain Duris) ama segretamente travestirsi, utilizzando anche gli indumenti e i profumi della defunta. Ha così inizio per entrambi un percorso tortuoso, ma anche ricco di spiragli. In Una nuova amica Ozon si diverte a cambiare più volte registro, passando da momenti melò, cupi al limite del noir e del macabro ad altri fiabeschi, che riecheggiano il suo Otto donne e un mistero, impedendo così allo spettatore di abituarsi alle stesse atmosfere e situazioni.
Come in molti suoi film, le citazioni cinematografiche sono immancabili, puntuali nell’accompagnare e sostenere i punti principali e le svolte della narrazione: da Hitchcock (La donna che visse due volte, Marnie, La finestra sul cortile) ad Almodovar, dagli eccessi melodrammatici di Douglas Sirk alla commedia di Wilder, senza mai abbandonare quel sottofondo bunueliano a cui il regista è affezionato sin dagli esordi. Vengono compiute anche incursioni nella musica, ad esempio con la regina della disco anni Settanta Amanda Lear, citata esplicitamente con la sua hit “Follow me”, ed evocata in alcune mise e parrucche di David (che in abiti femminili diventa Virginia).
Con disinvoltura e sicurezza Ozon ammorbidisce le venature funeree dei fatti con improvvisi sprazzi camp, crea una finissima alchimia fra ambiguità e malizia, che rende le sfumature psicologiche ed espressive dei personaggi protagoniste di buona parte delle inquadrature: fra Claire e David si stabilisce un imprevedibile rapporto, un gioco serio e leggero, delicato e liberatorio, le cui crepe, col tempo, possono ambire a prendere la forma di nuove, rigeneranti strade.