Un monstruo de mil cabezas – Rodrigo Plà
La follia della burocrazia, specialmente se legata a casi di malasanità, è spesso una certezza che infligge i propri colpi mortali ai più deboli, perfetta e sgraditissima alleata di una società già in partenza piuttosto problematica e “sensibile” come quella messicana.
In Un monstruo de mil cabezas, nuovo film del regista uruguayano Rodrigo Plà presentato nella sezione Orizzonti, la protagonista (Jana Raluy) inizia a subire le intricatissime spire di una situazione che pullula di sottili ma invalicabili trappole dal momento in cui il marito, malato di cancro, in seguito a una nuova, grave crisi fisica, ha bisogno di immediato aiuto. Quando per telefono il loro medico di fiducia comincia a non farsi rintracciare, la donna capisce progressivamente di trovarsi nel mezzo della morsa indifferente di un sistema corrotto che vede la salute dei suoi cittadini come un “peso” che ha il diritto di ignorare, o, al massimo, di trattare con pigrizia e noncuranza.
Un incubo istituzionalizzato ancora più insormontabile e ostile se viene fedelmente “affiancato” da ripetuti esempi di maleducazione, indifferenza, lentezza, che costringe la protagonista ad adottare vie e mezzi poco leciti e altamente pericolosi pur di ottenere le cure che spetterebbero di diritto a ogni cittadino.
Attraverso una raffinata costruzione narrativa (scopriremo presto infatti che tutto ciò che vediamo è il resoconto/racconto di una serie di testimoni durante un processo in cui la protagonista è accusata di omicidio), Plà forgia un film rapido, breve (settantacinque minuti di durata), diretto, terribilmente intenso e capace persino a tratti di una sottile ironia corrosiva causata dalla malefica assurdità degli eventi, che diventa quasi un thriller ad alto tasso di brutalità, la stessa, del resto, con cui la società corrotta e consapevolmente malfunzionante, proprio come un inesauribile e irrisolvibile “mostro dalle mille teste”, sposta e sbatte i suoi cittadini in uno dei tanti angoli delle proprie brutali e infinite viscere.
Una sagace e sapiente asciuttezza tanto avvincente quanto dolorosa quella del cineasta, grazie alla quale vediamo chiaramente come e quanto nessun organismo umano martoriato da dolori e sentori di morte potrà mai essere veramente malato come quello del (peggior) sistema e della burocrazia.