Un monologo ecosostenibile
Mi abbatto e sono felice al Belli di Roma
Il 1816 è stato un anno particolarmente nefasto. Per una serie di anomalie climatiche in Europa Settentrionale, negli Stati Uniti e in parte del Canada, l’estate non arrivò mai.
L’anno senza la bella stagione portò tempeste e inondazioni. La distruzione di gran parte dei raccolti e degli allevamenti di bestiame causò carestie e una crisi economica che coinvolse anche il settore dei trasporti, per le numerose perdite di cavalli. Di fronte a questa vera e propria sciagura, il barone Karl von Drais inventò una macchina ingegnosa, la Laufmachine, non sapendo che non solo avrebbe risolto i suoi problemi di trasporto, ma rivoluzionato per sempre la storia dell’umanità. La Laufmachine, chiamata dalla stampa dell’epoca Draisine, è l’antenata del mezzo di trasporto, grazie a cui, secondo molto studiosi, il pianeta si salverà dall’inquinamento: la bicicletta.
Tra qualche anno non avremo più scelta, per sopravvivere all’effetto serra saremo costretti a muoverci nelle grandi metropoli in bici. A Copenaghen si sono organizzati con un sistema di piste ciclabili avveniristico. Il 41% dei cittadini si sposta comodamente su due ruote, ma per i Danesi è ancora poco, vogliono arrivare al 50% nel giro di qualche anno.
In bicicletta va anche Daniele Ronco nel suo spettacolo, Mi abbatto e sono felice, con la regia di Marco Cavicchioli. Un monologo a impatto ambientale zero, visto che l’energia elettrica necessaria per la messa in scena viene prodotta dalle pedalate stesse dell’attore.
Una corsa in bici attraverso l’infanzia di Daniele, tutta incentrata su una figura fondamentale per lui: il nonno. Spartano, schietto, saggio, nonno Michele è la figura austera e tenera che torna dal passato per ricordarci quando siano sensati i suoi consigli anacronistici. Fulcro del racconto, compare sulla scena come uno spirito benevolo, evocato dai racconti Daniele. Insieme a lui, percorriamo le strade della campagna torinese tra i ricordi di una vita semplice soppiantata dalle sofisticatezze del consumismo più becero.
Mi abbatto e sono felice è il manifesto di una decrescita felice (non a caso il testo è ispirato all’omonimo libro di Maurizio Pallante), che guarda non al futuro ma al passato, recuperando l’unica strada possibile per salvare il nostro pianeta. Lo spettacolo originale nella sua forma drammaturgica segue il filone del Teatro di Narrazione: pedalata dopo pedalata le luci alimentate da Ronco infondono ritmo al testo e sottolineano i momenti salienti della storia. Come il genere richiede il perno narrativo può essere rintracciato nella volontà politica e sociale di denunciare i mali della nostra contemporaneità, a volte però cedendo alla tentazione di educare il pubblico e scadere in un’eccessiva dose di buoni propositi autoreferenziali.
L’ambiente, l’ecologia e il futuro del nostro pianeta sono argomenti spesso dimenticati dalla politica: con Mi abbatto e sono felice il teatro torna ad abitare questo vuoto, offrendo al pubblico spunti di riflessioni e suggestioni che presto dovranno trasformarsi in azioni necessarie, se vogliamo assicurare la nostra sopravvivenza su questo pianeta.
In apertura: Foto di scena ©Claudio Bonifazio
Teatro Belli, Roma – 12 gennaio 2018
MI ABBATTO E SONO FELICE
di e con Daniele Ronco
ispirato alla Decrescita felice di Maurizio Pallante
regia Marco Cavicchioli
elementi di scena Piero Ronco, Federico Merula, Lorenzo Rota
Spettacolo vincitore del Bando MaldiPalco 2015 erogato da Tangram Teatro (Torino), Spettacolo finalista al Premio CassinoOFF 2016
produzione Mulino ad Arte