Si chiama Umano, ma di umano ha ben poco. Tecnica raffinata e leggerezza esotica in un’anima quasi meta – umana. Si parla di lui, Ermal Meta, e del suo primo disco da solista. Il cantautore e compositore albanese naturalizzato italiano sembra davvero aver raggiunto la sua meta e ritrovato la sua metà.
Dopo l'esperienza di gruppo nella band La Fame di Camilla formata nel 2007 con cui pubblica tre album (“La Fame di Camilla” nel 2009, “Buio e Luce” nel 2010 e “L'Attesa” nel 2012) e di cui è voce e autore delle canzoni, inizia la sua scalata in solitario. Voce inconfondibile nelle colonne sonore della serie televisiva Braccialetti Rossi con “Tutto si Muove” (prima stagione) e “Volevo Perdonarti” (seconda stagione), il suo talento è di sicuro già noto per la scrittura di testi di altri grandi interpreti: Patty Pravo, Francesco Renga, Marco Mengoni, Francesco Sarcina.
Si è mosso pian piano nel cuore dei suoi Lupi (così amano definirsi i suoi fan) ed ha incantato il pubblico con Odio le favole, a Sanremo 2016, aggiudicandosi il 3° posto tra le nuove proposte e ottenendo una menzione speciale dal Premio Lunezia, ma con “Umano” ha fatto proprio centro.
L’album, pubblicato dalla casa discografica Mescal, contiene 9 tracce significative, suggestive, fatte di poesia e vita insieme, in un concentrato di musica ed emozioni. Sul palcoscenico della musica pop, fresca e d’autore, Ermal Meta indossa le vesti di scrittore, arrangiatore e produttore e dà voce a tutti gli strumenti.
Un viaggio musicale da solo, ma in compagnia di vari collaboratori come Giordano Colombo ed Emiliano Bassi alla batteria, Dario Faini al pianoforte, Riccardo Gibertini, Marco Zaghi per tromba, trombone e sax tenore e Lucio Enrico Fasino e Matteo Bassi al basso. Nulla è lasciato al caso: dalla stesura degli archi, le programmazioni e i campionamenti curati da Feiyzi Brera, fino all'illusionistica e surreale immagine di copertina realizzata da Charlie Davoli, per non dimenticare poi le fotografie di Fabrizio Fenucci.
C'è tutto, proprio tutto in questo album: il lato intimo in Lettera a mio padre, gli interrogativi in Pezzi di Paradiso, la visione salvifica dell'amore in Gravita con me, l'atteggiamento più frivolo e disimpegnato in Bionda, il mistero della vita in Volevo dirti, il disincanto in Odio le favole, l'onirico e l'inafferrabile in Schegge, i frammenti di sentimenti incancellabili in A parte te, e anche la natura pirandelliana dell'uomo troppo umano in Umano.
Le tonalità dell'anima sono i veri colori dell'album e, così, nella traccia Umano la ribellione alla volubilità umana (stanco di chi cambia faccia come il vento, stanco di chi vince senza aver talento, di chi rompe i denti per sentirsi duro,di chi ruba il pane per sentirsi furbo) si mescola alla consapevolezza di sentirsi vivi anche nel pentimento dei propri peccati, delle proprie azioni (mi pento del peccato di ogni respiro ma almeno se respiro posso dirmi vivo). L'anima ride come un ubriaco, ma resta sempre la ricerca del futuro (Cerco il mio futuro, gli occhi qualcuno) e la voglia di riparare al continuo errare umano (se vomito parole poi pulisco tutto).
E se la musica è il viaggio nell'umano in note, Ermal Meta con Umano si intrufola nei suoi pensieri più profondi per scoprire l'umanità nella sua straordinaria forza e nella sua consapevole debolezza.