Prima una visuale a tutto campo, di quelle lunghissime e sterminate, come sono solo i lungomare a giugno o a settembre: quando tutto comincia o tutto finisce. Poi il primo tocco, rapido e veloce: un bacio, una notte a ballare in spiaggia e la felpa che copre le spalle stanche quando si fa mattino. E poi la voglia di ribadire come oggi voglio andare a fondo.
Ecco come ci si prepara a Tuffo, il nuovo, spumosissimo album, dei Mary in June uscito per V4V-Records (da un po’ di tempo a questa parte l'etichetta nostra signora dei sogni proibiti, va detto). L'impasto dei Mary in June è semplice e genuino come del buon pane fatto in casa: una dose non eccessiva di emo-core, qualche spruzzata di post-rock e un'attenzione particolare per il cesello dei testi, mai banali ma sempre pronti a più livelli di lettura. Ad esempio, nella seconda canzone, Combustibile (un bellissimo titolo rotondo e perfettamente post-punk) si canta: «L'incapacità di resistere all’amore combustibile/ammirevole prosperità/a sud del nostro coraggio/a sud del nostro coraggio/quando troverò il tempo per amarti/sarà già domani».
In queste strofe, seppur evidenti siano i rimandi a tutto quel mondo ex-CCCP/post-Le Luci della Centrale Elettrica, i Mary in June trovano un loro modo di reinterpretare personalmente l'immaginario appena citato. Si può anche citare: «Manca il coraggio per ammettere/ciò che non ci fa dormire» una delle strofe più belle di Fango: qui, come in altre occasioni, si ammira una scrittura matura eppure ancora pervasa dai sogni tardo-adolescenziali, venata da una consapevolezza (se si vuole disincanto) alimentata da quel combustibile chiamato psicoanalisi o, molto più semplicemente, angoscia del vivere quotidiano. E di questa angoscia del vivere quotidiano sono cariche anche le altre canzoni che si sottolineano pure per un mastering di ottimo livello, affidato al buon Riccardo Parenti presso l'Elephant Mastering Studio di Roma. Inoltre Alessandro Morini, voce e chitarra della band, in quest'occasione si supera per capacità interpretativa e incisività musicale.
“Tuffo” è così un album in cui si debbono, per forza di cose, prendere delle scelte, come quelle che abbiamo davanti a noi quando dobbiamo, ovviamente, lanciarci per il primo tuffo in mare: ne varrà ancora la pena? Non sarò diventato troppo vecchio per certe cose? L'acqua non sarà gelata e fredda come il mio cuore? I Mary in June non ci dicono di non ascoltare le nostre paure, ma di trarne forza: d'altronde «Abbassare lo sguardo/uno sguardo planato/una quarantina di centimetri al di sotto/sotto dove toccano i tuoi piedi/dove c’è un nuovo inizio/e una nuova fine» cantano in Nuova Fine. Allora non facciamoci troppi problemi, tanto i problemi sono comunque tanti: prendiamo un bel respiro e lanciamoci nel vuoto. L'arpeggio di Costole ci accompagnerà per tutta questa estate talmente bella che non vuole iniziare mai veramente e che, forse, è già finita.