Dove il linguaggio diventa libertà, il cinema sarà sempre vita
80 anni dalla nascita di François Truffaut
A rebours. 80 anni fa nasceva un pezzo di storia del cinema. Nasceva François Truffaut. Ma non è tutto qui. Se io penso ad una scena, penso ad Antoine Doinel che cerca il mare e trova la macchina da presa. Se io faccio questo (in)fausto lavoro è anche perché quel film (I quattrocento colpi, 1959) non si è mai sc(r)ollato dal mio cuore. Con le sue pellicole ha creato degli autentici capolavori coadiuvato da un’epoca trionfale in cui il cinema d’autore poteva ancora dire la sua, in quell’unica Parigi degli anni Sessanta, quella della Cinémathèque e dei Cahiers. Dove era possibile tutto, e tutto è accaduto.
L’ultima testimonianza (di quell’accadere tutto) è data dal ritrovamento di una sceneggiatura e di alcune bobine girate prima della morte del regista. Dopo Finalmente domenica! (1983), Truffaut aveva in programma di realizzare Le Journal D’Alphonse: doveva essere la storia del figlio di Antoine Doinel, adolescente, alle prese con problemi d’amore. Il film doveva far ripartire un ciclo che tutti davano già per concluso. Tutto sarebbe ricominciato.
L’arrivo al cinema e alla letteratura di Truffaut sono stati del tutto casuali e determinati da una situazione famigliare molto particolare. Dopo un’infanzia difficile, ignorato dalla madre che non lo voleva, il giovane François scopre il cinema e dal cinema sarà salvato. Sarà André Bazin, fondatore dei Cahiers du Cinéma e padre spirituale della Nouvelle Vague a farlo uscire dal riformatorio dove era stato rinchiuso dopo una serie di furti. Bazin otterrà l’affidamento di Truffaut e diventerà a tutti gli effetti il suo padre adottivo. Jean Luc Godard ritrovatosi, anche lui “per caso”, in quella Parigi, sarà suo compagno d’avventure, un fratello burbero e schivo ma estremamente passionale.
Nella storia di quel cinema nulla è per caso, tutto è inevitabilmente ciclico, tutto è già scritto. Il primo giorno delle riprese de I quattrocento colpi, Bazin morì – della stessa malattia di Jean Vigo, mito di tutto quel cinema (im)possibile – tutto ancora è un flusso di vita che diventa scorrere incontrovertibile di una pellicola. Lì nasce Antoine Doinel, alterego magico e sconsolato di Truffaut – nei film L’amore a vent’anni (1962), Baci rubati (1968), Non drammatizziamo…è solo questione di corna (1970) e L’amore fugge (1979) – proprio dove muore Bazin.
Due anni dopo Jules e Jim (1961) mostra l’amore verso la vita che da quella Parigi romantica e selvaggia, Truffaut/Doinel aveva imparato. Prima come critico, ai Cahiers e presso altre redazioni, poi come regista, il futuro di questo miston (ragazzaccio, titolo di un suo cortometraggio) si è delineato in un modo che nessuno avrebbe potuto aspettarsi. Truffaut ha dichiarato che se non avesse fatto il regista probabilmente avrebbe fatto l’editore, grande era, infatti, il suo amore per i libri: lo si intuisce dal largo numero di adattamenti, vera dichiarazione d’amore verso la scrittura.
In un film possono scomparire anche i titoli di testa (letti da una voce fuori campo) per lasciare lo spazio della parola scritta, solo ai libri (Fahrenheit 451, 1966). All’epoca dei Cahiers (1955) si cominciava a fare cinema per andare contro a tutto quello che era venuto prima: i giovani turchi (come si facevano chiamare) disprezzavano il cinema du papà ma andavano a recuperare cineasti non considerati dalla critica. Proprio per questa volontà, Truffaut, Godard, Rivette, Chabrol, Rohmer e altri si trovano a scardinare le regole del cinema classico creando quella che sarà la grande “rivoluzione francese”. La Nouvelle Vague, apre a tutto il mondo le porte dorate del cinema, e proprio Godard e Truffaut sono gli alfieri compiaciuti di questa rivoluzione.
Arrivò poi Effetto Notte (1975) dichiarazione d’amore per il cinema (nel cinema), Godard non apprezza. I miston ormai sono delle star, lo si vede. Godard (nel pieno periodo scissionista del Gruppo Vertov) accusa Truffaut di non essere sincero, di essere venduto. Truffaut arriva all’Oscar. I miston sono addirittura consacrati da quella faziosa Hollywood che volevano sovvertire. Rottura.
I giovani turchi che cominciarono con dei cortometraggi autofinanziati, sono arrivati in alto. Quello che è venuto dopo, è solo cinema. I giovani turchi, si sono lasciati dietro tutti i problemi d’infanzia, diventando grandi da soli. I giovani turchi hanno svecchiato il cinema e non sono invecchiati. Nonostante le strade divise, le sfuriate, le lotte, i giovani turchi (davanti agli occhi di tutti) hanno vinto.
Ne siamo proprio sicuri? Andiamo a chiudere il cerchio.
Nel 1983 esce Finalmente domenica! commedia amarissima e sconsolata, il 21 ottobre 1984 Truffaut muore. E’ domenica, casualmente (?), “il giorno in cui i bambini si annoiano” come diceva Charles Trenet in Gli anni in tasca (1976). Il giorno prima, mentre stava girando L’Herbe Rouge con Jean-Pierre Leaud (l’attore feticcio di Truffaut, l’eterno Doinebb3