Tomorrowland – Il mondo di domani film diretto e prodotto da Brad Bird sembra andare nella direzione opposta, nonostante quanto il titolo reciti, rispetto all'immortale frase di Joe Strummer ”Il futuro non è stato ancora scritto”. Già perché, verrebbe da dire, il futuro non sarà ancora scritto, ma quello di Tomorrowland certamente sì. Il film infatti, pur cercando di essere un grande elogio del futuro e dei sognatori, si rivela fin dalle battute iniziali per quello che è: un'opera anacronistica su una certa idea ben precisa di futuro che si ebbe in America dal 1940 (anno in cui Franklin Delano Roosvelt venne rieletto alla Presidenza) fino al 2 agosto 1964 (data del cosiddetto incidente del Golfo del Tonchino, l'inizio della Guerra del Vietnam).
Protagonista è una giovane ragazza, Casey Newton (omaggio piuttosto lapalissiano al geniale pensatore inglese), mente brillante e piena di domande (interpretata da Britt Robertson) che viene contattata da una misteriosa ragazzina, Athena (Raffey Cassidy). Athena, grazie ad una spilletta vintage (un gadget dell’Esposizione Internazionale di New York del, guarda caso, 1964), fa vedere a Casey una città fantascientifica, meravigliosa, nella quale il futuro sembra a portata di mano: Tomorrowland, per l'appunto. Ma per poter afferrare questo futuro bisogna mettersi in contatto con Frank Walker, scorbutico scienziato che vive in solitudine. Nei panni di Frank c'è un George Clooney un po’ spaesato tra tutte queste bambine, invenzioni e gadget ipertecnologici. A questo punto bisogna raggiungere Tomorrowland, tentando altresì di scongiurare la, classica, fine del mondo. Ad ostacolare i nostri eroi ci pensano alcune decine di robot killer umanoidi, aventi la caratteristica di un sorriso sempre fisso, neppure fossero dei responsabili marketing. Da ricordare anche il cammeo, non privo di qualche spunto di bravura, di Hugh Laurie che interpreta il cinico, e tiepidamente cattivo, signore della città, il Governatore David Nix.
Ma dicevamo dell'idea di futuro. L'idea di futuro qui presentata non è universale, ma particolare. È come se Brad Bird dicesse che il futuro non è più quello di una volta, si è perso qualcosa per strada, il vero futuro bisogna andare a cercarlo nel passato, e precisamente nel 1964 dell'Esposizione Universale. Buffo pensare a come questo film, nonostante voglia incarnare lo spirito del Paese che nell'immaginario collettivo è sempre stato quello più rivolto al futuro, sia, quasi ironicamente, tanto legato al passato. Ridateci i cari vecchi nuovi tempi.