The Zero Theorem – Terry Gilliam
Il senso della vita è una merce come le altre
70 cineasti, in questa settantesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, hanno immaginato il futuro nel cinema condensandolo nei 70 secondi di un brevissimo cortometraggio. Uno dei nomi più attesi in laguna quest’anno, il leggendario Terry Gilliam, ci ha regalato la sua immaginifica e personalissima visione del futuro con l’ottimo The Zero Theorem, in Concorso nella selezione ufficiale e immediatamente balzato in testa nei pronostici dei bookmaker per la conquista del Leone d’Oro.
Cosa ne sarà del genere umano quando la società dei consumi avrà ridotto persino la ricerca del senso della vita a merce da vendere a uomini disperati, confusi e sempre più spiati? Il protagonista del film, un magnifico Christoph Waltz, è un uomo che vive questo inquietante 1984 annichilito in ogni impulso residuo di umanità: inappetente, anaffettivo, incapace di relazionarsi con altre persone, alienato da un lavoro che lo costringe a isolarsi e ad impiegare tutte le energie mentali in una folle ricerca di dati informatici mirata alla dimostrazione di un fantomatico Teorema Zero. Si esprime sempre parlando al plurale, con lo scopo dichiarato di negare la sua individualità annullandola nell’omologazione imposta dalla società massificata in cui è intrappolato.
Nell’isolamento della sua oscura abitazione, una chiesa sconsacrata trafitta da ombre gotiche in cui al posto della testa del Cristo in croce è posizionata una videocamera a circuito chiuso, attende una telefonata che gli sveli la ragione ultima della sua esistenza. Alcune risposte in merito, Terry Gilliam, dall’alto dei suoi 73 anni e della sua visionaria saggezza, sembra suggerirle. Compito degli spettatori individuarle. A patto che non si decida di cercarle nell’asettica e plastificata perfezione di un universo subordinato al teorema assoluto dell’ordine a tutti i costi.
Opera debordante, squilibrata ed eccessiva, quindi pienamente coerente con l’eccentrico percorso artistico del geniale enfant terrible dei Monty Python, The Zero Theorem è una caleidoscopica ricapitolazione, aggiornata ai nuovi tempi e soprattutto alle nuove tecnologie, di alcune delle principali tappe della sua filmografia, da Il senso della vita a Brazil, per citare soltanto le due connessioni più evidenti. Visivamente straordinario, densissimo di rimandi simbolici, impreziosito dalla grande fotografia di Nicola Pecorini e da un meraviglioso comparto di scenografie, non può non affascinare con la messa in scena di un futuro distopico e coloratissimo, in cui i cartelli di divieto nei parchi si sono esponenzialmente moltiplicati e i video pubblicitari occupano ogni centimetro quadrato di superficie visibile utile. Tra i film che resteranno di più, nella testa e nel cuore, di questa Mostra, che in tanti ameranno e di cui sentiremo parlare ancora per molto tempo.