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The Wandering Earth

The The Wandering Earth, lo Sci-fi che (non) vuole essere cinese.

Ammonta a 699,760,773 dollari l’incasso totale di The Wandering Earth, blockbuster cinese uscito in patria lo scorso Febbraio. Attualmente al terzo posto della classifica dei film più visti al mondo nel 2019, a seguito prevedibilmente solo di Avengers Endgame e Captain Marvel, il kolossal sci-fi conferma il successo che le pellicole asiatiche ottengono in patria, ma attualmente non all’estero. Nonostante il guadagno record, ben il 99,2% degli introiti sono infatti cinesi, tanto che in Italia e nel resto del mondo la pellicola ha trovato una distribuzione solo grazie a Netflix, che la resa fruibile sulla propria piattaforma a partire dal 6 maggio. Ambientato in un futuro non troppo prossimo, il film racconta di una realtà post-apocalittica dove, a causa dell’imminente auto-distruzione del sole, la terra è costretta a tentare un impensabile esodo spaziale che la porterà, grazie all’utilizzo di numerosi motori costruiti per l’occasione, in una nuova e più ospitale galassia. Le cose sembrano precipitare quando, dopo diciassette anni dalla partenza, il pianeta si trova a ridosso di Giove che, con la sua atmosfera, sembra condannare i due pianeti a una collisione. A salvare la situazione, ci penseranno un gruppo di civili, capitanati dal giovane Liu Qi.

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Fin dalle premesse, l’opera di Frant Gwo ha tutte le carte in regola per competere con le produzioni di fantascienza internazionali. Non allineandosi volutamente con quel filone più autoriale seguito da Christopher Nolan con Interstellar o da Denis Villeneuve con Arrival, The Wandering Earth mette in scena una storia estremamente ritmata, che non manca di coinvolgere lo spettatore sia narrativamente sia visivamente. Il racconto appare in tal senso ricco di colpi di scena, a tratti indubbiamente prevedibili ma comunque ben calibrati con un contesto distopico in costante divenire. Allo stesso modo, malgrado un budget circoscritto di 50 milioni di dollari, gli effetti speciali e le ricostruzioni in studio permettono ugualmente a chi guarda di immedesimarsi con i protagonisti che popolano la terra, ormai scissa tra città sotterranee e cantieri glaciali in superfice. Proprio questa duplice realtà consente inoltre di intrecciare le logiche più propriamente fantascientifiche (riecheggianti, tra l’altro, 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick) con venature cyberpunk e neo-noir (vicine al primo Blade Runner di Ridley Scott).

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Una produzione dal sapore internazionale, dunque, che tenta in tutti i modi di abbandonare la propria identità cinese e di aprirsi ad un modello produttivo e creativo ormai imposto dell’industria americana. Se The Wandering Earth sembra più un blockbuster americano che cinese (eccezion fatta per gli attori, provenienti tutti dall’oriente) e ha già battuto quasi tutti i record nazionali, una domanda sorge spontanea: perché il film non è stato canonicamente distribuito in sala? I motivi sono probabilmente imputabili all’assenza di divi occidentali e alla crew completamente cinese, che hanno lasciato presagire a eventuali acquirenti una difficile vendibilità di base e hanno portato i produttori a prediligere gli accordi con Netflix, remunerativi a prescindere. Ciò nonostante, data l’ottima manifattura da blockbuster, The Wandering Earth dimostra come anche le produzioni cinesi possano lasciar trasparire una forte competitività di mercato che, seppur per ora limitata alla propria patria, potrebbe esplodere anche in Occidente. Presto o tardi che sia.

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