The Square – Ruben Östlund
Mettere un qualsiasi oggetto in un museo rende questo immediatamente arte?
The Square di Ruben Ostlund (Forza Maggiore) è un oltraggioso ma non sempre efficace racconto sulla perdita d’identità dell’intellettuale moderno premiata con la Palma D’oro nell’ultimo Festival di Cannes.
Christian (Claes Bang), curatore del prestigioso X- Royal Museum, passeggia per il centro di Stoccolma per raggiungere il lavoro quando una donna gli viene incontro urlando “lui mi ucciderà!”, seguita da un muscoloso tipaccio che l’uomo, insieme all’aiuto di un altro passante, scaccia con coraggio. Ancora eccitato dall’eroico salvataggio appena compiuto, Christian si accorge che si tratta di una truffa e che il suo portafoglio, il cellulare e alcuni gioielli sono stati rubati. Il furto come un cataclisma crea disordine nella vita dell’uomo che sprofonda soffocando, mentre prova ad allestire una nuova e attesa mostra intitolata “The Square”, in una sintetica tana del bianconiglio.
L’ultimo lavoro di Ostlund è come se avesse due anime che lottano senza tregua tra di loro per l’intera durata della pellicola: da una parte è un’enigmatica commedia costruita intorno all’eccentrica vita di Christian, un’ipocrita passivo appartenente senza nessun merito alla classe privilegiata, e dall’altra è una satira, così violenta e spiazzante d’assumere la forma di un horror psicologico, sul vuoto che circonda il mondo dell’arte dove tutti, sedati o distratti da cose non importanti, sembrano aver dimenticato i loro impulsi umani.
Quest’ultima idea è perfettamente sviluppata nella lunga sequenza del party nella parte centrale della pellicola in cui gli ospiti, incravattati e fasciati da abiti lussuosi, sopporteranno qualsiasi cosa al limite dell’oscenità pur di conservare le proprie apparenze borghesi. Quando l’intrattenimento della serata prevede l’esibizione di un attore completamente annullato dal ruolo che interpreta – una primordiale scimmia – queste pretese di tolleranza verranno spinte fino loro punto di rottura.
D’apprezzare il puro linguaggio cinematografico, fatto di inquadrature immobili di spazi alienanti, tempi dilatati e inquietanti movimenti di macchina con le quali il regista crea abilmente un’atmosfera di normalità malata. L’impressione è quella che alla regia ci sia un Alfred Hitchcock posseduto dallo spirito di Ingmar Bergman.
The Square è un crudele campo di battaglia esistenziale, è un struttura vuota che il talentuoso Ruben Ostlund riempie con una successione di vignette provocatorie e politicamente scorrette ma non sempre riuscite. Mettere un qualsiasi oggetto in un museo rende questo immediatamente arte?