The Piper korea 2015

The Piper – Kim Kwang-tae

Ambientato subito dopo la Guerra di Corea, The Piper di Kim Kwang-tae è una riscrittura in chiave nerissima della vecchia fiaba del pifferaio di Hamelin. Qui un pifferaio vedovo, in viaggio per portare in città il figlio bambino malato di tubercolosi, cerca ospitalità in uno strano villaggio isolato fra le montagne, il cui capovillaggio è apparentemente amichevole. In realtà il villaggio nasconde un segreto di vecchi crimini commessi contro un gruppo di lebbrosi e una sciamana, con classica predizione di vendetta soprannaturale; e il capo sta ingannando anche gli abitanti, facendo loro credere che la guerra continui ancora. Non manca la scena dei topi scacciati dal paese (benché oltre al piffero si usino sostanze erboristiche) e del loro ritorno dopo il tradimento dei patti. Il film si conclude con un massacro (la CGI è buona nella maggioranza delle scene, ma non sempre) e un vero trionfo del dolore.

Questo film colpisce per una crudeltà particolare, che è di concetto e non solo visuale (peraltro, come rinunciare a mostrare i paesani sepolti sotto un mare di topi?) Ad esempio, l’ingenuo pifferaio tiene come un tesoro il biglietto coll’indirizzo di un bravo medico, datogli da un americano – ma quando compare il biglietto vediamo che c’è scritto in inglese (che nessuno legge) soltanto un insulto. E’ interessante che, per mettere il villaggio contro l’intruso, il capovillaggio e suo figlio propagano una calunnia di tipo politico (sarebbe un comunista) che si lega al periodo di sospetto della guerra di Corea ma appare nel film come metafora generale della paranoia politica, e in particolare del maccartismo.

Il difetto di The Piper è che la sua costruzione in forma di mistero che si svela lentamente non è molto ben calibrata: è buono l’inizio con tutti questi segni che il protagonista non coglie, ma poi il film a furia di voler essere misterioso diventa macchinoso. In seguito però – quando l’inganno e la malvagità spuntano fuori apertamente – tiene veramente agganciato lo spettatore.

Grazie


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