The Coffin in the Mountain – Xin Yukun
Binguan (The Coffin in the Mountain) è un film drammatico e grottesco, che mostra i lati peggiori dell’animo umano: avidità, lussuria, egoismo, rancore, vigliaccheria. Non c’è vizio o peccato che non ci venga mostrato dal regista Xi Yunkun con sguardo lucido, cinico e inesorabile. Una serie di tragiche coincidenze, mosse da un destino beffardo, esplodono e si incastrano sullo sfondo di un villaggio della Cina rurale. Qui il senso della tradizione e del dovere sono ancora molto sentiti e pesano sulle vite degli abitanti. Nessuno di loro è davvero innocente, tutti hanno qualcosa da nascondere. E non si faranno scrupoli per celare i propri segreti.
Ed è così che s’intrecciano molte storie nell’arco di un unica giornata; ci vengono mostrati in tre episodi collegati fra loro e che gradualmente ci svelano l’intricata trama: un uomo viene ucciso per sbaglio da una coppia che poi fugge. La ragazza scappata viene creduta morta quando ricompare un cadavere bruciato, poi identificato coi documenti di un terzo uomo. La vedova di quest’ultimo, mentre si appresta a seppellirlo, riceve una telefonata: è la polizia che la avverte che il marito è stato ritrovato morto in un’altra città. Il corpo rimarrà quindi senza nome, e il villaggio tornerà alla sua apparente tranquillità.
La regia è abile e attenta, il suo punto di forza sono le scene di dialogo, dove il regista rimbalza da un primo piano all’altro seguendo il ritmo della discussione. I movimenti di macchina sono minimi, e accompagnano l’ottima recitazione degli attori, che sostiene egregiamente una trama complessa. Una menzione speciale va fatta per i personaggi della vedova e del capo villaggio, interpretati magistralmente. Lei mostra alla perfezione il ritratto di una donna debole, rancorosa e piena di rimpianti. Lui invece è un capovillaggio, orgogliosa autorità morale del luogo, tormentato dai dubbi e dai rimorsi.
Assolutamente splendida la colonna sonora, minimale ma di forte impatto: poche note martellate sul piano a ritmo cadenzato, che trasportano lo spettatore in uno stato d’animo inquieto, preludio di ciò che sta per vedere. Ricorda nella forma e nell’effetto un’altra straordinaria colonna sonora: quella de Le streghe di Salem.
In conclusione possiamo dire che Binguan è un film riuscito, intenso e appassionante, a tratti persino divertente nel suo grotesque. Il film partecipa alla Settimana della Critica ed è votabile anche per il Premio del Pubblico, a cui può tranquillamente ambire.