the 50 year argument

The 50 Year Argument – Martin Scorsese, David Tedeschi

Dopo aver diretto alcuni documentari sui Rolling Stones, Bob Dylan e sulla storia del cinema, Martin Scorsese regala l'ennesima perla raccontando le vicende della celebre rivista The New York Review of Books. Il film fu presentato come work in progress alla Berlinale 2014 e, finalmente concluso, al Toronto International Film Festival 2015.

Nell'inverno del 1963 uno sciopero generale degli stampatori newyorkesi bloccò l’uscita delle riviste per circa tre mesi. In quel momento di caos, Robert B. Silvers e Barbara Epstein, insieme con l’editore A. Whitney Ellsworth e la scrittrice Elizabeth Hardwick decisero di sfruttare il momento e inviarono alcuni libri da recensire agli autori che più ammiravano. La maggior parte di questi accettò di farlo gratuitamente e a febbraio dello stesso anno uscì il primo numero della New York Review of Books. Vennero stampate 100.000 copie che esaurirono immediatamente.

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Martin Scorsese e il co-regista David Tedeschi accompagnano lo spettatore in un viaggio lungo circa novanta minuti ripercorrendo gli avvenimenti più significativi degli ultimi cinquant'anni di storia della rivista, raccontati attraverso le parole degli autori che si sono succeduti e che ancor oggi vi lavorano. È un documentario dalla regia sapiente che coniuga una toccante messa in scena a immagini di repertorio, interviste e letture di articoli storici in occasione del cinquantesimo anniversario.

La NYRB si è sempre distinta per una grande libertà di espressione, prendendo posizioni scomode, in contrapposizione con l'opinione pubblica e le grandi testate giornalistiche del Paese. Non poteva essere altrimenti visti i nomi che vi hanno pubblicato: Truman Capote, Norman Mailer, Susan Sontag, Noam Chomsky, Vladimir Nabokov, Hannah Arendt solo per citarne alcuni. Grandi personalità capaci di dare un taglio importante a poliedrico a una rivista che in questi cinquanta anni ha scritto sulla guerra del Vietnam, sull'omicidio Kennedy e Luther King, ma anche su fondamentali cambiamenti sociali quali il femminismo e i diritti degli omosessuali, fino alle guerre più recenti e “Occupy Wall Street”.

Questo documentario ha l'intento di rendere visivamente l’energia intrinseca appartenente al mezzo letterario, Scorsese è riuscito a dargli il taglio giusto, a usare il cinema per descrivere l’importanza del giornalismo d'attualità e d’arte e del libero impegno politico. Il film è stato fortemente voluto dal direttore Robert B. Silvers il quale ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale riuscendo a essere esigente, ma non limitando mai il lavoro dei giornalisti, attenendosi al fondamento più importante della libertà di stampa che, come sappiamo, non è così scontato.

Il buio della sala e le immagini sullo schermo catturano, le parole delle interviste e degli articoli suscitano ammirazione per quel modo di raccontare il mondo per come lo si vede e non per come deve apparire.

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