Terrence Malick
100 registi (e tantissimi film) che migliorano una vita
Alle radici del senso. Natura, caos, pòlemos. Cinema della grazia, perpetua interrogazione interiore. Non è un oggetto classificabile il cinema di Terrence Malick. Totalmente alieno rispetto al cinema suo contemporaneo, Malick in una carriera che nell’arco di 32 anni ha prodotto solo 6 film ha condotto una personale ed unica opera di fecondazione della settima arte con la riflessione filosofica. Del 1973 l’esordio, già perfettamente compiuto, con La rabbia giovane. Di cinque anni l’elegiaco e crepuscolare I giorni del cielo.
Dopo un intervallo di vent’anni il maestoso e sublime ritorno con La sottile linea rossa, capolavoro assoluto e opera tra le più profonde di tutta la storia del cinema. Del 2011 un nuovo inizio, con un’altra opera di enorme portata come The Tree of Life, Palma d’oro al Festival di Cannes. Se il suo cinema, fondato sull’utilizzo di stilemi caratteristici come il monologo interiore, le soggettive dei personaggi e l’utilizzo di partiture di musica classica, con gli anni ha conquistato il consenso di un pubblico entusiasta di ammiratori, la figura di Malick si è ammantata di un’aura di mistero sempre più densa. Non un’intervista, una dichiarazione, una apparizione del regista ha accompagnato la lavorazione e l’uscita dei suoi film. Se davvero l’essenziale è invisibile agli occhi, Terrence Malick ha scelto il modo migliore per vivere soltanto attraverso i suoi film. Come un raggio di sole che attraversa le nubi in un’alba colorata di rosa, principio e sintesi di tutto il suo cinema.