Presentato al Torino Film Festival nella sezione “Festa Mobile”, dopo l’anteprima mondiale avvenuta a settembre al Festival di Telluride, Sully, il 38esimo film da regista di Clint Eastwood, procede con una riformulazione della figura dell’eroe, chiave del suo cinema e dell’immaginario americano.
Basandosi sull’autobiografia Highest Duty: My Search for What Really Matters scritta dal giornalista Jeffrey Zaslow e dal pilota Chesley “Sully” Sullenberger, il film ripercorre la vicenda del miracoloso ammaraggio del volo US Airways 1549 avvenuto il 15 gennaio 2009 nel fiume Hudson, a causa della collisione dell’AirBus con uno stormo di uccelli che provoca la distruzione di entrambi i motori. Pensando di non riuscire a ritornare indietro all’aeroporto La Guardia e salvare le 155 persone a bordo, mentre l’aereo sta progressivamente perdendo quota, Sully, interpretato da Tom Hanks, si prende il rischio istintivo, e apparentemente sfrontato, di planare sul fiume che bagna New York. Il suo gesto, nonostante sia decisivo per salvare la vita all’intero equipaggio e tutti i passeggeri, viene messo in discussione dalla National Transportation Safety Board.
Nonostante il finale sia ormai noto, il regista non rinuncia all’impianto adrenalinico e di intrattenimento, fornendo un’esperienza totalmente immersiva, girando in formato IMAX con una nuova versione della camera 6K ARRI Alexa 65. Attraverso un montaggio estremamente dinamico, che interseca la ricostruzione dell’ammaraggio con immagini della successiva inchiesta, il film riesce a dare equilibrio e forma alla narrazione. Lo spettatore rivive l’accaduto insieme ai suoi protagonisti ripercorrendo le memorie traumatiche di Sully, le cui sicurezze, come pilota ed essere umano, cominciano a vacillare sotto l’attenzione mediatica, quasi morbosa, e sotto gli interrogativi e le domande inquisitorie poste dalla commissione d’inchiesta.
Il fattore umano è il punto centrale su cui ruota la “straordinaria” vicenda di questo “normale” cittadino americano, un lavoratore che pensa solamente di aver compiuto il proprio dovere, condiviso con l’equipaggio e i soccorritori. Il fattore umano è quello che manca nel’’equazione matematica su cui si basa l’accusa del NTSB e nelle innumerevoli simulazioni di volo al computer. L’elemento umano invece caratterizza questa concettualizzazione dell’eroe ordinario della società americana, con le sue fragilità e paure, come quella incombente della morte.