Su e giù per la Puglia del teatro ragazzi
La grande crescita del teatro ragazzi pugliese tra festival, focus e spettacoli
In questi anni abbiamo più volte rimarcato quanto – tra alti e bassi, tra periodi floridi e altri meno rigogliosi – il teatro pugliese sia riuscito a imporsi e ad affermarsi a livello nazionale. Una fioritura sostanzialmente alimentata dal percorso dei Teatri Abitati e che continua a resistere e insistere nonostante costanti ritardi burocratici e scelte politiche che, negli ultimi anni, sono parse più orientate verso una ricostruzione che su un rafforzamento e perfezionamento di un modello già esistente e funzionante. Ma questo, come sappiamo, è un problema diffuso su cui, in questa occasione, non vogliamo dilungarci. Qui ci preme raccontarvi, invece, la crescita esponenziale di quello che è erroneamente considerato il fratello minore del teatro made in Puglia a noi più famigliare, ovvero quel teatro ragazzi (o tout public, il dibattito è ancora aperto) che negli ultimi anni è riuscito a guadagnare consensi, premi e una distribuzione maggiore rispetto agli spettacoli destinati a un pubblico più “maturo”.
Senza andare troppo lontano nel tempo, ricordiamo le recenti edizioni degli Eolo Awards che hanno portato tre premi a Ahia! (Teatri di Bari) nel 2017, uno a Biancaneve, una storia vera (Teatro CREST) e a L’universo è un materasso (Compagnia del Sole) lo scorso anno, e altri due, quest’anno, a Zanna Bianca (Inti Teatro) e Cappuccetto Rosso (La Luna nel Letto). Senza dimenticare Il fiore azzurro (Compagnia Burambò) e Vassilissa e la Baracca (Kuziba Teatro), rispettivamente vincitore (2017) e finalista (2018) di In-Box Verde. I premi sicuramente certificano l’ottimo stato di salute ma non sono tutto.
A tal proposito, di notevole importanza, infatti, è stata anche la presenza, all’interno del Napoli Teatro Festival, del Puglia Showcase Kids 2019: quattro giornate (dal 2 al 5 luglio) che hanno visto alternarsi alcune – dodici, per la precisione – tra le più recenti e significative produzioni pugliesi di teatro ragazzi. Un progetto della Regione Puglia, ideato e realizzato dal Teatro Pubblico Pugliese, che prosegue il percorso iniziato a Roma con il Puglia Showcase 2018 e che nel 2020 farà tappa al Piccolo di Milano. Tornando all’edizione Kids, invece, preziose sono state le testimonianze de Il Pickwick (leggi qui) e Planetarium (leggi qui), che con interviste e sguardi hanno anticipato e accompagnato il focus dedicato alle nuove generazioni.
In queste pagine virtuali, abbiamo già avuto modo di scrivere di alcuni spettacoli presenti nel ricco programma proposto: dalla scoperta identitaria di Diario di un brutto anatroccolo (Factory Compagnia Transadriatica) alla crescita spirituale di Biancaneve, la storia vera (CREST); dai cambiamenti che scandiscono la vita di Operastracci (Koreja) al senso della vita stessa di Ahia! (Teatri di Bari); fino a giungere al caleidoscopio visivo e musicale di Schiaccianoci Swing (Bottega degli Apocrifi). Di altri (Canto la storia dell’astuto Ulisse, Cappuccetto Rosso e Zanna Bianca) ne parleremo in questo articolo; altri ancora, non avremo sicuramente difficoltà di incontrarli nel futuro prossimo.
Già, perché il teatro ragazzi pugliese è vivo e non si limita solo alla fase di creazione e distribuzione, ma viene alimentato da festival e frammenti di stagioni che, oltre ad agevolare la circuitazione degli spettacoli, consolidano e ampliano una fetta di pubblico sempre più coinvolta e interessata a questa forma di teatro.
Alcuni esempi? Partiamo dall’inverno, quando, a Lecce, a cavallo tra dicembre e gennaio, prende vita il Kids Festival, creatura di Factory Compagnia Transadriatica e Principio Attivo Teatro giunta alla quinta edizione. Come consuetudine, quando si menzionano le due compagnie residenti a Novoli, il coinvolgimento e l’integrazione sono le parole d’ordine. Una partecipazione incentivata da una indovinata distribuzione di spazi e orari atti a occupare centro e periferia leccese durante (quasi) tutto l’arco giornaliero; dall’abituale “Operazione Robin Hood”, ovvero la possibilità di acquistare un biglietto sospeso per agevolare a tutti l’ingresso; e, ovviamente, dalla qualità di una proposta artistica (direzione Tonio De Nitto e Raffaella Romano) che spazia tra nuove proposte e grandi classici, tra spettacoli della nostra penisola ed esteri, sempre con molta attenzione ai differenti stili e linguaggi.
Esempio di inclusione è stato certamente Piccoli eroi, brillante rilettura di Pollicino da parte del Teatro del Piccione di Genova, a cui abbiamo assistito nella quarta edizione del festival. Nello spettacolo diretto da Antonio Tancredi, un’anziana signora (Simona Gambaro) accoglie nella sua piccola casa – oltre al pubblico che delimita i tre lati dello spazio scenico – sette piccoli ospiti fatti accomodare attorno a un tavolo. Da questo punto privilegiato, questi spettatori condividono, partecipano e ascoltano le parole sapienti e pregne di vita della vecchietta. Parole che si fanno storie – tre – differenti tra loro ma con la stessa radice. Si lasciano attraversare e percorrere da queste vicende, gesta di madri e figli alle prese con le proprie paure, speranze e fughe, con finali lieti o infausti, ma in ogni caso necessari a una crescita che non può prescindere da una presa di coscienza di quella strada impervia e, a volte, poco rassicurante che ci porta a diventare grandi.
Rimaniamo sempre al Kids, e sempre nella fiaba di Pollicino con Pulgarcito (Eolo Award 2019, Spettacolo Straniero) della compagnia basca Teatro Paraíso. La basa di partenza è semplice: è sera, e un figlio (Tomás Fernádez Alonso) sta per ultimare i preparativi per poter portare, all’indomani, suo padre (Ramón Monje Soneíra) in ospizio. Cammina a fatica, il padre, non riesce a mangiare senza sbrodolarsi tutto il cibo addosso, non riesce più a badare a se stesso: è diventato un peso. In una scena dallo sfondo arboreo e dalla tipica mobilia di una stanza da letto, però, il padre non ci sta e, prima di andare a letto, chiede di ascoltare una fiaba, proprio quel Pollicino che lui stesso raccontava al proprio figlio.
Di qui prendono vita i due livelli narrativi – quello reale e fiabesco – che si incrociano, mantenendo una nitidezza che via via diventa sempre più impercettibile, fino a confondersi. Calzini diventano orchi, armadi case, i due attori sfruttano i pochi e comuni elementi scenici per donargli nuova vita e alimentare la marcata componente esilarante dello spettacolo. E quindi, tra ilarità e momenti più intimistici, il continuo temporeggiare del padre sfocia in un sonno che, sì, non riesce a cambiare il fine ultimo ma, altresì, ricongiunge due personaggi che esplorano e scavano senza sosta all’interno dell’inossidabile rapporto padre/figlio.
Ci spostiamo più a nord, più precisamente a Bari (quest’anno, causa lavori in corso, il festival si è tenuto a Monopoli) sede dello storico Maggio all’Infanzia, rassegna diretta da Teresa Ludovico giunta all’edizione numero ventidue. Una grande vetrina che, se da un lato stimola la partecipazione degli spettatori più piccoli grazie a un proficuo e duraturo lavoro con le scuole; dall’altro, grazie alla costante e cospicua presenza di operatori e critici del settore, rappresenta un importante banco di prova per compagnie spesso al debutto con le rispettive nuove produzioni. Ovviamente, grande spazio viene concesso alle compagnie pugliesi che, anche grazie a questo festival, hanno debuttato e continuato il proprio percorso di crescita.
È il caso di Michelangelo Campanale, che già sul palco del Kismet aveva portato in scena Cinema paradiso e Biancaneve, la vera storia e che, lo scorso anno, abbiamo ritrovato sul medesimo palco con Cappuccetto Rosso, con cui ha ulteriormente alzato il livello qualitativo e immaginifico del suo teatro. Ad aiutarlo, questa volta, la giovane compagnia di danza acrobatica Eleina D, perfettamente a proprio agio nel dar vita ai famelici desideri di un lupo mai sazio, nonostante i suoi tentativi siano destinati a fallire. Da Rossini a Leonard Cohen, dai passi a due a coreografie collettive con brevi incursione interattive con il pubblico (qualcuna forse di troppo); le molteplici scelte registiche dall’alto tasso di spettacolarità segnano i sogni di gloria del lupo, più volte destinati a soccombere (come il protagonista) ma che riescono a tornare in vita con sempre più prepotenza. Il lupo si può uccidere, tormentare, colpire nel suo ego, ma tornerà sempre; perché con lui bisogna costantemente fare i conti, specie nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
Continua a crescere anche Luigi D’Elia, narratori ormai tra i più sensibili e dotati della regione pugliese (soprattutto per quanto concerne il teatro ragazzi) che, dopo La grande foresta, torna ad abitarne un’altra di foresta, questa volta da un punto di vista differente, puramente animale, istintivo, talvolta brutale. Sempre spalleggiato da Francesco Niccolini, dunque, ritroviamo l’attore alle prese con Zanna Bianca, della natura selvaggia, monologo liberamente ispirato a Zanna Bianca e a Il richiamo della foresta di Jack London. L’unico interprete in scena, circondato da sagome di lupo, dà vita all’epopea del celeberrimo lupo, o meglio, mezzo cane e mezzo lupo: dalla nascita alle prime ferite, dagli incontri che cambieranno le reciproche vite alle sanguinose lotte. D’Elia ci fa percepire, con voce penetrante e gesti solenni, i profumi della natura selvaggia, comprendere la ferocia e la lealtà, in un susseguirsi di eventi e vicende che prima o poi fanno i conti con il fattore identitario e, dunque, con quella ricerca di libertà che mai può assopirsi.
Terminiamo questo segmento dedicato al Maggio all’Infanzia con una certezza, un attore/mattatore sempre al limite tra serio e faceto: Flavio Albanese (Compagnia del Sole). In questa occasione, ritroviamo l’attore barese con Canto la storia dell’astuto Ulisse, viaggio dell’eroe omerico in cui le istrioniche doti affabulatorie dell’interprete gli permettono di coinvolgere il pubblico dei più piccoli senza farsi sopraffare dallo stesso. Compito arduo e per nulla scontato. Infatti, Albanese inizia proprio introducendo il mito attraverso una scherzosa chiacchierata con il pubblico; ne testa la capacità di interazione, ne smorza la vivacità per poi condurlo in un racconto epico senza tempo. Dal cavallo di Troia a Polifemo, dalle sirene alla Maga Circe; coadiuvato da un potente gioco di ombre e sagome mosse nel buio da Stella Addario e Loris Leoci, il narratore ci traporta con destrezza nelle vicende, ma soprattutto nella mente, di un uomo che è perfetta combinazione di intelligenza, astuzia, coraggio e scaltrezza. In una parola sola un uomo con la “cazzimma”.
Facciamo una rapida incursione più a nord, a Bisceglie, dove annualmente si svolge Il Tempo dei Piccoli, appuntamento di due giorni dedicati all’infanzia ideato cinque anni fa da Carlo Bruni e diretto, nelle ultime due edizioni, da Bruno Soriato. Un vero e proprio teatro all’aria aperta in cui, sì, sono presenti anche spettacoli teatrali, ma i veri protagonisti sono i bambini e le attività a loro dedicate. Narrazioni collettive, visite guidate, laboratori di cucina, disegno e teatro, pic-nic: una vera e propria città edificata dai più piccoli – ovviamente fiancheggiati dagli adulti – in cui gioco e fasi di apprendimento si compensano e completano. Si costruisce e “educa” anche in questo modo il pubblico di domani, ma soprattutto una comunità che ha bisogno dell’apporto delle più disparate energie e vitalità per continuare il percorso di integrazione e sviluppo, culturale e umana.
Concludiamo con uno spettacolo a lungo inseguito, a causa della fama che si porta dietro, e che non ha tradito le attese. Parliamo di Mannaggia ‘a mort – Storia di un uomo e della sua ombra (Premio Eolo 2010) di Principio Attivo Teatro, intercettato a Bitonto nell’appendice di stagione dedicata ai più piccoli che, come avviene nei teatri di provincia pugliesi, è spesso più stimolante della stagione “regolare”. Tutto è essenziale nello spettacolo della compagnia salentina: basta tracciare un piccolo spazio sul palco, una scenografia scarna e pochi oggetti di scena, al resto ci pensano gli attori e la loro capacità di stimolare l’immaginazione attraverso un linguaggio non verbale. In questo contesto agisce l’occhialuto protagonista (Dario Cadei), seguito come un’ombra dalla morte (Giuseppe Semeraro) vestita con abito scheletrico, naso finto e cerone sul volto.
Tutto si gioca sulla dualità vita/morte, con ciascun interprete che cerca disperatamente di prevalere sull’altro mediante divertenti inseguimenti e grotteschi tentativi di eliminazione. Ritmo serratissimo, movimenti chirurgici che tanto devono alle commedie slapstick degli Anni ’20, una buone dose di affiatamento e le note eseguite dal vivo da un musicista (Leone Marco Bartolo) a scandire trame e azioni: ecco gli ingredienti di questo piccolo grande spettacolo che con efficace leggerezza introietta lo spettatore in un piccolo grande gioco teatrale che è poi anche quello della vita.
Un periodo fertile e fruttuoso, dunque, variegato e ben strutturato in cui, certo, la facilità di distribuzione ne ha certamente incentivato, amplificato e accelerato lo sviluppo, ma senza mai intaccarne qualità formale e contenutistica. Un percorso tutt’altro che terminato ma che, anzi, come si evince da queste poche righe, ha ancora molto da donare al proprio territorio (e non solo).
Ascolto consigliato:
PICCOLI EROI
di e con Simona Gambaro
regia Antonio Tancredi
drammaturgia Simona Gambaro
scene Simona Panella
costumi Francesca Marsella
luci e fonica Cosimo Francavilla
PULGARCITO
autori Iñaki Rikarte, Iñaki Salvador
regia Iñaki Duarte
con Tomás Fernádez Alonso, Ramón Monje Soneíra
spazio scenico, oggetti e costumi Ikerne Gimenez
musica Iñaki Salvador
luci Esteban Salazar
produzione Teatro Paraiso
CAPPUCCETTO ROSSO
Drammaturgia, regia, scene e luci Michelangelo Campanale
Coreografie Vito Cassano
assistente alla regia Annarita De Michele
con Claudia Cavalli, Erika Di Carlo, Francesco Lacatena, Marco Curci, Roberto Vitelli
produzione Associazione culturale Tra il Dire e il Fare/Compagnia La Luna nel Letto coproduzione Crest, Teatri di Bari
ZANNA BIANCA, della natura selvaggia
di Francesco Niccolini liberamente ispirato ai romanzi e alla vita avventurosa di Jack London
regia Francesco Niccolini e Luigi D’Elia
con Luigi D’Elia
lupi e scene Luigi D’Elia
distribuzione Francesca Vetrano
una produzione INTI
con il sostegno della Residenza artistica di Novoli
CANTO LA STORIA DELL’ASTUTO ULISSE
scritto e diretto da Flavio Albanese
scene e sagome Lele Luzzati
animazioni ombre Federica Ferrari
con Flavio Albanese, Stella Addario, Loris Leoci
collaborazione artistica Marinella Anaclerio
costumi realizzati dalla Sartoria del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
fonica e luci Luna Mariotti
MANNAGGIA ‘A MORT – STORIA DI UN UOMO E DELLA SUA OMBRA
regia Giuseppe Semeraro
con Dario Cadei, Giuseppe Semeraro
musiche originali eseguite dal vivo Leone Marco Bartolo
disegno luci Otto Marco Mercante
produzione Principio Attivo Teatro