Specter At The Feast – Black Rebel Motorcycle Club
Prima di parlare di questo album, c’è una storia da raccontare. Qualcuno dei più attenti (e meno giovani) di voi, profondo conoscitore del rock made in USA, ricorderà i The Call, band originaria di Santa Cruz, attiva negli anni ’80. Il frontman dei The Call era Michael Been, padre di Robert Levon Been, bassista dei Black Rebel Motorcycle. Diciamo era, purtroppo, perché Robert Been è morto di infarto al Pukkelpop Festival 2010 mentre era in tour con la band di suo figlio.
Questo per raccontare, essenzialmente, questo disco. Perché lo Specter At The Feast, il fantasma alla festa, è il povero Michael. Questo album è il profondo omaggio alla sua figura da parte della band, e insieme un modo per esorcizzare quell’evento tragico che ha devastato la routine da palco dei Black Rebel Motorcycle Club quasi tre anni fa. Un omaggio che si fa esplicito nel singolo di lancio Let The Day Begin, singolone dei The Call numero 1 in USA nel 1989, riarrangiato e superbamente interpretato dai BRMC. Ma che è anche implicito, nel senso che è ovunque: nell’atmosfera, nei suoni che pescano dai più ispirati BRMC di Howl, quelli più dark e con qualche bpm in meno.
Superato senza rimpianti l’intro, un po’ lento, l’inizio è intenso ed è già il centro dell’album, con la già citata Let The Day Begin e la toccante Returning, probabilmente uno dei pezzi più belli della loro discografia. Returning realizza la catarsi del lutto e la sublima in una canzone onirica e toccante. Il disco potrebbe finire qui.
Invece prosegue, come si fosse scrollato di dosso il peso della perdita, esorcizzandolo un po’. Lentamente la musica dei BRMC riprende vigore ricordando per larghi tratti non solo sé stessi, ma anche l’ottimo esordio dei Raconteurs di Steady As She Goes, e un po’ persino i Wolfmother (con Funny Games). Il disco scorre bene, senza momenti eclatanti ma pure senza grossi cali di tensione. Da notare in particolare Lullaby, altra ballata in mood malinconico, e l’accoppiata finale Sell It / Lose Yourself, due canzoncione belle piene e un po’ oscure da sei e otto minuti l’una, rispettivamente, che ricordano i migliori Vines di Spaceship (soprattutto la seconda).
Il senso di questo ultimo lavoro dei Black Rebel Motorcycle Club è fortemente condizionato dagli eventi. C’era da aspettarselo. Musicalmente, però, è probabilmente il miglior lavoro dai tempi di Howl. A parte tutto, una gran bella notizia.