Sotto una Buona Stella è l’ultima fatica di Carlo Verdone, in cui ancora una volta è impegnato sia come attore protagonista che come regista. Ad affiancarlo troviamo la talentuosa Paola Cortellesi, nel ruolo di co-protagonista e spalla comica. La trama si snoda attorno al personaggio di Federico (Verdone), professionista divorziato che viene travolto da una crisi, sia finanziaria che familiare. Lasciato dalla fidanzata e costretto ad ospitare i figli ventenni, dovrà per la prima volta mettersi davvero in gioco ed affrontare i suoi doveri di padre. Ad aiutarlo in questa impresa ci sarà Luisa (Cortellesi), la nuova estrosa vicina di casa.
In un film i cui protagonisti sono due comici di riconosciuto mestiere ed efficacia ci si aspetterebbe una commedia intelligente ma anche divertente. Il film però prende da subito una piega agrodolce mostrandoci la morte dell’ex-moglie, le litigate tra padre e figli, licenziamenti con pianti e schiaffi e provini falliti. Tanta attualità, tanta retorica, tante parole. Ma poche risate.
La recitazione infatti, ad eccezione dei protagonisti, è deludente. I figli, interpretati da attori giovani ma già di buona esperienza (Tea Falco e Lorenzo RIchelmy), non appaiono in gran forma, poco credibili e ben lungi dal reggere il confronto con i più esperti protagonisti. Lo stesso vale per i personaggi secondari della fidanzata di Verdone e del giornalista inglese. Il talento comico della Cortellesi è incredibilmente poco sfruttato, in sostanza non va oltre l’imitazione dell’operaia rumena. Nelle sequenze condivise i protagonisti reggono bene la scena con dialoghi surreali, ma altrove Verdone risulta banale e un po’ scontato.
La sceneggiatura è povera e ingolfata da troppi personaggi di contorno: la nipotina nera senza padre, i genitori bigotti di Luisa, l’improbabile giornalista inglese, il vicino di casa che fa scappare un pitone. Tanti spunti che, come pezzi di puzzle diversi, sembrano messi insieme a forza. Come se non bastasse viene lasciato molto (troppo) spazio alle storie parallele dei figli. Questo rallenta ancora di più il ritmo della storia, che si sviluppa lenta senza andare in una direzione precisa. Anche il fatto che il film si svolga per la maggior parte all’interno di un appartamento, senza il sostegno di una regia solida non fa altro che evidenziare la staticità e la piattezza della trama.
In sintesi si può affermare che il risultato finale è abbastanza deludente, per colpa sia di una sceneggiatura povera che di una recitazione piena di alti e bassi. Un film oggettivamente non all’altezza di altri lavori di Verdone.