È il 6 maggio 1999 quando Juventus e Milan si sfidano al Delle Alpi. Le due squadre si sono divise gli ultimi sette scudetti e, Lazio permettendo, pare che ai bianconeri debbano succedere lo scettro di campioni d'Italia proprio ai rossoneri. La partita è bella e vivace, nonostante la Vecchia Signora stia disputando un campionato di basso livello, e viene sbloccata intorno alla metà del primo tempo da George Weah, abile a sfruttare una dormita collettiva dei padroni di casa. Ad inizio ripresa però, Leonardo, non in giornata, viene sostituito ed entra Boban. “Zorro” all'epoca, in una Serie A di veri e propri giganti, è in forma strepitosa e impiega pochi minuti a dimostrarlo: azione concitata al limite dell'area juventina, Boban intercetta una palla e con un delizioso “scavino” di destro serve ancora una volta Weah che insacca: 2-0 per il Milan e lo scudetto è sempre più vicino.
La gioia nel vedere le giocate di Zvonimir Boban può essere bene paragonata alle sensazioni che lascia sfuggire Soar, l'album d'esordio dei The Floating Ensemble. Un disco quindi davvero gustoso, suonato al limite della perfezione dalla formazione di Imola che si presenta rinnovata, dopo la precedente esperienze (verrebbe da dire vita) come Tequila Funk Experience.
Si prenda la canzone iniziale, Samba che parte dolce dolce poi, quasi in uno scatto, quasi come uno scavino al limite dell'area di Zorro Boban, cresce e cambia, diventa quasi psichedelica nel suo incedere sempre molto convinto e autorevole. Ma c'è anche una sana dose di rock&roll nel prosieguo dei pezzi, come in Spark una traccia che stupisce ora per l'immediatezza del ritornello, tirato e secco, ora per momenti più rilassati, con chitarre quasi desertiche che risuonano nell'aria.
Invece in Looking Back l'atmosfera è sognante come non mai, come il ricordo di una giornata di inizio maggio passata rincorrere i fili del biondo grano nella casa di campagna dei nonni. Soar è uno degli album che, nonostante siamo solo a gennaio, già si segnalano come tra i più interessanti del panorama italiano (anche per il modo davvero eccellente di modulare le voci, merce rara almeno dalle nostre latitudini).
The Floating Ensemble sono, in ultima analisi, una band da lunghi viaggi e orizzonti distesi, come i verdi campi della Serie A di una volta. Un'operazione nostalgia tanto passata di moda da risultare, dannatamente, contemporanea.