Gli Skunk Anansie tornano in Italia per sei date e domenica 10 luglio hanno fatto tappa nel magnifico scenario di Piazza Castello a Ferrara.
Dopo tre buoni dischi negli anni ’90, una separazione durata 10 anni (e una carriera solista di Skin non del tutto convincente), nel 2009 il gruppo si riunisce e pubblica un best (inclusi tre inediti) e un nuovo album (Wonderlustre) che ha convinto abbastanza per freschezza e modernità del suono e rinnovata capacità compositiva.
Retroscena: si arriva in Piazza intorno alle 2 dove troviamo Cass Lewis (il batterista, sempre molto gentile) che scambia due chiacchiere con i fan storici. Verso le 17 si vedono anche Mark (batterista) e Ace (chitarrista) per il soundcheck: un cumulo di gente si sofferma sotto il palco e i tre improvvisano un mini-show. Alle 17 e 30 chiudono la piazza e inizia l’attesa per l’ingresso, durante la quale riusciamo a vedere Skin inseguita da un gruppo di fan, ma la security è prontissima ad intervenire. L’organizzazione invece fallisce sotto altri punti di vista: mentre centinaia di persone erano in attesa da ore sotto un caldo torrido, una ventina di persone (non dotate di pass speciali) girovagavano tranquillamente nella piazza (ogni tanto rifugiandosi nel bar) e nessuno faceva nulla per invitarli ad uscire.
Il concerto.
Alle 20 circa, dopo un’estenuante attesa, ci permettono di entrare. Per il problema organizzativo di cui abbiamo parlato prima, ci appostiamo in seconda fila. Il palco è coperto da un velo (ma la scenografia e il gioco di luci non regaleranno grandi sorprese per sfortuna del pubblico). Nessun gruppo spalla nell’attesa. Alle 21 e 40 circa si accendono le luci e parte l’intro che fa sottofondo all’ingresso della band. Si parte con la rumorosa e coinvolgente Yes it’s fucking political (che non è una novità per chi è li ha visti più di una volta) ed è subito delirio. Skin è un moto di forza inarrestabile (impossibile starle dietro) con indosso la sua solita tutina di paillette. Segue, subito dopo, la loro canzone più rappresentativa e che a mio parere dovrebbe aprire sempre i loro concerti: Charlie Big Potato, eseguita come al solito magistralmente, nonostante l’acustica non sia fra le migliori sentite ad un concerto.
La corsa di Skin si ferma parzialmente con la più tranquilla Because of you (uno degli inediti contenuti in Smashes and Trashes) la cui esecuzione l’ho trovata un po’ sottotono rispetto ad altri concerti della band. Skin elogia la location e successivamente tocca a God Loves only you far mettere piede a Wonderlustre sulla piazza di Ferrara: l’intro dolce e poi comincia la marcia trascinante della batteria di Mark Richardson e del basso di Cass (che continuamente gioca col pubblico) e la chitarra di Ace (più riservato ma tecnicamente ineccepibile). Tocca a loro tre dar spettacolo con il riff di All in the name of Pity, mentre la voce va a rifocillarsi.
Si riprende con My Love Will fall, una delle canzoni più belle ed elaborate del nuovo disco ma che in versione live perde tutta la sua emotività. Il pezzo non rende soprattutto per quanto riguarda il back vocal nei ritornelli. Il pubblico è esagitato sull’intro di Secretly, tra i cavalli di battaglia della band, e sulla divertente Over the Love (che deve piacere anche particolarmente alla band visto l’entusiasmo con cui la suona).
Come uno spettacolo di teatro con il solito copione si procede con I Can Dream (dal primo disco del gruppo) che Skin presenta come una canzone about sex. Prima che gli altri membri della band si scatenino ancora una volta con il riff di Intellectualize my Blackness, Skin imbraccia la chitarra per The Sweetest Thing (in cui ritrovo le stesse problematiche di My Love will fall) e My Ugly Boy (che è il pezzo che permette ai fan battiti di mani e urletti che agli italiani piacciono tanto e che io trovo molto irritanti).
Si segue il copione e sul classico Weak, Skin sale in cattedra sulla folla facendo qualche passo: vedere la faccia degli uomini della security in questi casi è sempre un divertimento. Seguono, senza sosta altri due pezzi storici (tratti da Stoosh), ovvero Brazen e la più movimentata Twisted che scatena il pogo fra la folla. Poi è il turno di I’ve Had Enough (traccia interessante ma che dal vivo perde un po’ di carica), una sorta di Bside disponibile solo su itunes e prossimamente anche in una versione speciale di Wonderlustre.
La vera tempesta sonora arriva con il trio On my Hotel tv (dove Skin fa ancora una volta surf sulla folla), Tear the Place up (qui la cantante si cimenta anche con le percussioni) e Skank heads: l’accostamento delle tre canzoni è azzeccatissimo per coinvolgimento e ritmo, ma questa volta qualcosa non funziona, soprattutto per quanto riguarda la voce di Skin che sembra non all’altezza come suo solito e l’acustica che continua a farsi maledire.
La Band esce per un paio di minuti e rientra per il primo (e unico) encore con le ballatone Hedonism (di solito perfetta live, ma questa volta è un mezzo disastro) e You Saved me (fortunatamente si riprendono su questo pezzo). Si chiude come al solito con la presentazione della band e Little baby Swastika on the wall che si interrompe ad un certo punto; come da copione la gente urla e Skin chiede il silenzio e la folla fa il contrario fino alle parole «Shut the fuck up» tra l’ilarità e l’entusiasmo dei fan. Si riprende con il ritornello e i ritmi indiavolati fino all’ultima nota che vede la cantante della Band lanciare l’asta del microfono contro la batteria di Mark e poi saltare dalla stessa una prima volta e una seconda da un faro del palco. Lancio delle bacchette e giù il sipario.
Gli Skunk Anansie hanno offerto l’ennesimo spettacolo (anche se a dir la verità sembravano un po’ sottotono) e riescono a differenziarsi da molti altri gruppi per via dell’alto coinvolgimento che hanno con il pubblico. Però ci sono molte cose da rivedere, in particolare per quanto riguarda la scelta dei pezzi e della ripetitività dello spettacolo. Offrire qualcosa di nuovo non ha mai fatto male a nessuno. Vedremo cosa succederà con l’uscita del nuovo album, prevista nella prima parte del 2012.