Mi ricordo i tempi del liceo come qualcosa di lontanissimo. Mi ricordo le autogestioni, con le band della scuola che occupavano la palestra e suonavano tutto il giorno, tutti i giorni. Mi ricordo come chiunque ascoltasse punk-rock fosse riconoscibile da un qualsiasi capo di abbigliamento legato ad un gruppo di questo genere, tra i quali spiccavano la felpa monster dei NoFX e le t-shirt degli Ska-P. E mi ricordo le giornate passate a scambiarsi dischi, anche i più sconosciuti, ma soprattutto quelli delle band che hanno fatto la storia dello ska-punk italiano anni '90: i Punkreas, le PornoRiviste, i Persiana Jones, i Vallanzaska, gli Shandon
La maggior parte di questi gruppi oggi o ha ridotto la propria attività, o si è divisa creando nuovi progetti, o addirittura non esiste più. Quando perciò ho saputo della serie di concerti in giro per l'Italia che stavano organizzando gli Shandon, sciolti dal 2004, quasi non riuscivo a crederci. Il loro spettacolo dello scorso sabato 3 marzo, tenutosi al Nautilus di Cardano al Campo (VA) è stato per me, e credo per buona parte del pubblico, una sorta di nostalgico e surreale salto indietro nel tempo di almeno una decina d’anni.
Sentimento tra l’altro condiviso dalla stessa band, che per tutte le due ore di spettacolo ha scandito la scaletta con una sorta di divertente ma malinconico racconto della propria storia, fatto di aneddoti, ricordi e anche qualche notizia su ciò che è stata la loro vita nel post-Shandon. Come ha giustamente osservato Olly, frontman della band, si può quasi dire che siamo cresciuti insieme: una considerazione scherzosa, nata come presa in giro di se stessi e della propria in effetti non più così giovane età, ma estremamente vera.
Quanti dei presenti alla serata possono dire di non essersi sentiti di nuovo quindicenni ascoltando pezzi come Washin’ machine, Placebo effect, Noir o Taxi driver? Quanti non sono impazziti su Janet, il gran finale con tanto di wall of death? Quanti non hanno ripensato alle giornate passate a consumare il cd di Fetish, pogando su brani come Liquido, Deadlock, Ruvida o G.G. is not dead? E poco importava delle rughe di Andrea, al basso, o ancora del fisico un po’ più rotondeggiante di Olly: dal palco tutti i membri del gruppo hanno trasmesso la stessa energia che trasmettevano dieci anni fa, imbracciando gli strumenti nei loro immancabili kilt scozzesi per accompagnarci in questo strepitoso salto nel passato che è stato il loro Reunion Tour.
Hanno aperto il concerto due gruppi di quella che si può considerare la nuova scuola del rock italiano: due band molto diverse tra loro, ma che allo stesso tempo fanno entrambe capire quanto ormai il nostro amato, vecchio ska-punk anni '90 stia diventando sempre più parte del passato. I primi a calcare il palco sono stati gli About Wayne, già noti per aver curato la colonna sonora della webserie Freaks!: un alternative-rock tutto sommato piacevole, con marcate influenze di gruppi come Incubus e Foo Fighters, proposto da una band con un indubbio potenziale. Non si può dire lo stesso per i successivi Notimefor, che rappresentano in pieno quella che è l'ondata di pop-rock spacciato erroneamente per nuovo punk che sta inquinando la scena musicale italiana. Qualcosa di buono però lo hanno fatto anche loro: ha reso ancora più piacevole il ritorno sul palco degli Shandon.
3 marzo 2012