"PORTRAIT OF AN ARTIST (POOL WITH TWO FIGURES)" 1972
ACRYLIC ON CANVAS
84 X 120"
© DAVID HOCKNEY
PHOTO CREDIT: ART GALLERY OF NEW SOUTH WALES/JENNI CARTER

La scoperta della sessualità tra cultura e istinto

Il nuovo spettacolo di Virginia Franchi

Quando si parla di sessualità si confondono sempre due piani in realtà ben distinti: quello socioculturale e quello biologico. Vale a dire. Da un lato c’è un’abitudine reiterata nel tempo – gli usi e costumi – che determina la cosiddetta “normalità” (quale percepita da una data comunità); dall’altro c’è una pulsione propria di ogni essere animale, compreso l’uomo, che è l’istinto sessuale (piacere, conforto, riproduzione). Ebbene. L’istinto è universale; il modo in cui questo viene interpretato e vissuto da una comunità (la società) è invece relativo, dipende cioè dal suo passato storico (la cultura).  Peccato però che il passato non lo si possa scegliere, al massimo si può deviare, ma ci vuole coraggio – e fermezza.

Si sa, la diversità spaventa, minaccia l’inerzia dello status quo, insinua il dubbio che la cultura che sentiamo nostra forse poi così “nostra” non sia, né tantomeno che abbia un valore assoluto. Insomma, potremmo dire che c’è chi parte dall’istinto e si costruisce una propria cultura, e chi invece parte dalla cultura data e vi circoscrive il proprio istinto.

Il nuovo spettacolo della giovane regista Virginia Franchi muove i passi proprio da qui. E il titolo è quanto mai emblematico. Scritto da Marco Morana, Le scoperte geografiche ci mostra due adolescenti degli anni 50 a confronto con la propria sessualità (Michele Balducci e Daniele Gattano). L’io per loro è un mondo ancora tutto da scoprire: i due infatti sono immersi in una scena dove tutto è più grande, la sessualità non è una semplice questione di “con chi fare sesso”, è un tassello fondamentale della crescita psicologica di una persona, della sua maniera di intessere le relazioni. Tanto più in una fase cruciale  quale l’adolescenza.

Così, mentre ripassano la stagione europea delle grandi scoperte transoceaniche ecco che si abbandonano al gioco fantasioso della metafora: il lessico marinaresco diventa una lingua segreta, scherzano in poesia, si rincorrono tra rime baciate, sfregano tra loro parole ricercate, scintillano allusioni, si gonfia l’ardore, e infine la passione esplode in un cielo costellato di lampadine infuocate e vibrazioni sonore (a cura di Fabio Di Salvo).

Raffreddata la fiamma, però, scatta la trappola culturale e bisogna ritornare nei propri ruoli, nella “normalità” (tanto più che siamo negli anni 50). Gelo. Silenzio. Separazione. Passano così vent’anni e i due si rincontrano: uno ha scelto di osservare la tradizione, non ha viaggiato, ha lasciato l’università per lavorare nella ditta del padre, si è sposato, ha avuto un figlio; l’altro invece ha deciso di costruirsi la sua strada da sé, ha studiato, lavora come supplente di italiano, si sposta spesso, ha un compagno. Da qui, tra vecchi rancori e sentimenti mai spenti, nascerà una nuova passione e di lì – ancora una volta – una nuova separazione.

Ma al di là della storia d’amore in sé, il lato più interessante de Le scoperte geografiche è proprio questa ricontestualizzazione del concetto di genere all’interno di un discorso più ampio quale la formazione dell’identità di un individuo. Come accade nel Therese et Isabelle di Valter Malosti, qui non c’è alcuna retorica ideologica, ad emergere è semplicemente l’umanità di due persone che sono combattute tra desiderio personale e apparenza sociale, tra pulsione istintiva e timore conformista. Una questione che è molto molto più complessa di qualunque becera discriminazione da un lato e dimostrazione d’orgoglio dall’altro.

In questa nuova produzione del collettivo LISA tuttavia la tenuta complessiva fatica a trovare omogeneità, si avverte la mancanza di un attore d’esperienza come Lorenzo Gioielli: un maggiore spessore nella recitazione potrebbe forse ammorbidire un testo la cui tangibile letterarietà lo rende meno semplice da interpretare di quanto sembri, ma i due attori pur si spendono con grande onestà. Nonostante una certa affettazione coreografica dei movimenti, ad ogni modo, Virginia Franchi compone la scena con sobrietà, delicatezza e soprattutto tatto, dimostrando che il teatro di per sé non ha bisogno di prendere alcuna posizione per rappresentare – sono proprio l’ascolto e la sensibilità a fare la cultura.

Letture consigliate:
• Corso involontario per l’uso di evidenti debolezze – Virginia Franchi | Lorenzo Gioielli, di Giulio Sonno
• Tortuga – Virginia Franchi | Lorenzo Gioielli, di Giulio Sonno

Ascolto consigliato

Teatro Brancaccino, Roma – 7 aprile 2016

In copertina: David Hockney Portrait of an Artist (Pool with two figures) (1972) ©hockneypictures.com

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