Get Out!
E se Indovina chi viene a cena fosse un thriller horror?
E se Indovina chi viene a cena? fosse un thriller, adattato all’epoca contemporanea? La premessa di Scappa – Get Out richiama subito alla memoria il famoso film di Stanley Kramer del 1967: una ragazza (bianca) porta il suo fidanzato (nero) a conoscere i genitori. Pur mantenendo il tema centrale, quello del razzismo, il lungometraggio di Jordan Peele si stacca dalla commedia brillante e imbocca, inciampando però qua e là, i sentieri del thriller-horror.
Chris Washington (Daniel Kaluuya) fa il fotografo ed è fidanzato con Rose Armitage (Allison Williams). Un giorno, Rose decide di far conoscere il suo ragazzo alla famiglia e lo porta a casa per il weekend. Ma Chris si accorge subito che dietro la maschera di gentilezza e apertura mentale dei suoceri, c’è qualcosa che non va. Se tutta la famiglia di Rose si comporta in modo bizzarro e inquietante, ancora più strani sono i pochi individui afroamericani della casa, che si aggirano come fantocci, con gli occhi sbarrati e i sorrisi forzati. Dopo un primo momento di incertezza, Chris si convince del reale pericolo e, dopo aver scoperto l’oscuro segreto degli Armitage, tenta in tutti i modi di scappare.
La prima parte del film è costruita in modo convincente, crea da subito la giusta tensione e una certa curiosità nello scoprire il mistero che la famiglia (bianca, borghese e liberale) cerca di nascondere. Peccato però che le soluzioni finali non riescano a soddisfare le aspettative. L’idea di adattare all’oggi il tema di fondo di Indovina chi viene a cena? è sicuramente buona e pone una questione interessante: davvero una coppia multirazziale dà ancora fastidio e genera malcelate ostilità? Esistono ancora questo tipo di pregiudizi? Domande di un certo rilievo, a cui però Get Out non riesce a rispondere in modo incisivo. Se è vero che il macabro (e piuttosto grottesco) segreto della famiglia Armitage è la metafora orrorifica, portata all’eccesso, dell’egoismo e dell’annullamento dell’altro, l’impressione generale è che il film manchi il bersaglio, senza riuscire a lanciare una critica davvero pungente. Infatti, mentre il protagonista cerca di scappare, la storia corre troppo, inciampa e rotola su se stessa, fino ad arrivare a un finale che smorza completamente tutta la tensione. E senza una buona dose di adrenalina, il messaggio sul razzismo e sulla finta apertura mentale della middle-class liberal arriva e non arriva, insomma non colpisce mai davvero lo spettatore.
Quello della borghesia che nasconde parecchi scheletri nell’armadio è sicuramente un tema forte e interessante e, infatti, è azzeccata l’idea del film di aver reso “mostri” i membri di quella middle-class liberal che afferma con orgoglio di aver votato Obama; ma anche in questo caso il risultato non è all’altezza delle aspettative. Per fare qualche paragone sul tema (e senza andare a scomodare la violenza e la crudezza di Quella casa a sinistra) si potrebbe tirare in causa la recente serie di “thriller politico-sociali” The Purge, di cui il primo capitolo, La notte del giudizio, racconta in modo efficace l’altra faccia della borghesia per bene, quella sporca, meschina, ipocrita e brutale. Get Out, invece, propone una soluzione narrativamente forte e d’impatto, ma che sullo schermo rimane troppo composta e posata, non si spinge verso l’eccesso, non osa mai davvero; anzi, gli elementi di puro horror non sono poi tanti.
Tuttavia, è apprezzabile l’intento di voler produrre un film di genere diverso dalla moda corrente, una storia che non cerchi solo lo spavento facile, ma che racconti qualcosa della nostra società. Un’altra nota positiva è l’aver voluto mescolare al thriller alcuni elementi comici; probabilmente l’amico di Chris, il comic relief Rod (Lil Rel Howery), con la sua diffidenza nei confronti dei bianchi, è il personaggio che rimane più impresso. Anche questo tema, il razzismo degli afroamericani per i bianchi, poteva essere uno spunto maggiormente approfondito per dare uno sguardo d’insieme sulla tematica del confronto con il diverso.
Insomma, il momento è sicuramente propizio per un horror sul razzismo, dopo l’ultima edizione degli Academy Awards all’insegna del “black power”. Senza nulla togliere alla continua e giusta lotta contro i pregiudizi di qualsiasi tipo, sembra però che il successo negli USA di Get Out sia dovuto più alla particolare congiuntura storico-politica e al messaggio del film, che al suo effettivo valore artistico. Get Out risulta comunque originale come storia, ma decisamente più debole sul piano del ritmo e della messa in scena: la regia, invece di sottolineare il fatto che i pregiudizi e le discriminazioni siano purtroppo ancora molto presenti, fa semplicemente da supporto a un tema già forte di per sé.