La storia di Emilio D’Alessandro sarebbe una storia come tante altre: un italiano che cerca lavoro all’estero, arriva a Londra, mette su famiglia e sogna, una volta che i figli sono cresciuti, di tornare al paese natale: Cassino, in questo caso specifico.
Il caso però vuole che durante una notte di tormenta nella capitale londinese una compagnia di taxi privati non abbia nessun autista intenzionato ad attraversare la città durante la grande nevicata… solo l’impavido D’Alessandro, totalmente ignaro di chi fosse il cliente e perplesso per la consegna (il fallo gigante che Alex DeLarge usa in Arancia Meccanica per uccidere la signora dei gatti) affronta il brutto tempo e porta in tempo sul set l’oggetto di scena.
Inizia così S Is for Stanley di Alex Infascelli (vincitore del David di Donatello 2016 come miglior documentario) una lunga intervista ad una persona semplice, cristallina, un testimone che ripercorre un pezzo della filmografia kubrickiana (da Barry Lyndon ad Eyes Wide Shut) attraverso una serie di racconti a volte molto divertenti, a volte semplicemente commoventi.
Infascelli adotta una messa in scena che si distacca dal racconto classico del documentario: sceglie di non usare sequenze dei film di Kubrick ma piuttosto una serie di fotografie di scena (o private) che raccontano per immagini il rapporto del celebre regista con il suo factotum: un rapporto spesso complesso, denso, che è andato ad intaccare anche la vita personale di D’Alessandro allontanandolo spesso dalla propria sfera famigliare.
Pur con una struttura non convenzionale i 78 minuti che compongono questo audiovisivo possono interessare sia l’accanito fan del maestro americano sia lo spettatore meno preparato che potrà imbattersi in racconti unici: la telefonata, per esempio, tra Fellini e Kubrick (con D’Alessandro che fa da interprete) ha dell’incredibile, così come vedere alcuni tappeti di Shining nel salotto dell’intervistato fa un certo effetto.
Alla base del film c’è un libro: Stanley Kubrick e me scritto dallo stesso Emilio D’Alessandro con Filippo Ulivieri e pubblicato da Il Saggiatore nel 2012; ovviamente il libro (narrato in maniera molto lineare e semplice) ha una mole di contenuti ben più ampia che può essere affrontata dal fan più feticista in cerca di ulteriori approfondimenti.
Un consiglio: non alzatevi durante i titoli di coda, alla fine c’è una sorpresa.