La liaison fra Danger Mouse e Daniele Luppi non è nuova per chi segue i due musicisti. In Tandem hanno già collaborato in St. Elsewhere e Odd Couple dei Gnarls Barkley e nello straordinario (e sottovalutato) Dark Night of the Soul, disco che vedeva la collaborazione fra Danger Mouse e Sparklehorse; insomma, tutta roba di qualità se ci aggiungiamo anche le varie partecipazioni dei due ad altri lavori: Danger Mouse in dischi dei Gorillaz, Black Keys, The Good The Bad and The Queen, Beck, Martina Topley Bird e il nostro connazionale Luppi nei dischi di Broken Bells, Mike Patton, John Legend.
Con siffatto curriculum il disco Rome, che ha una forte concept alla base, non poteva che rivelarsi un ottimo disco, tra l’altro impreziosito dalle collaborazioni vocali di Jack White e Norah Jones. Ma qual è l’idea alla base Di Rome? E’ quella di riprendere e omaggiare le colonne sonore dei grandi film italiani a cavallo fra gli anni 60 e 70, con particolare attenzione ai mitici “Spaghetti western”; e il passo è breve verso Ennio Morricone. Non a caso molti dei musicisti coinvolti nel progetto sono proprio gli stessi che hanno collaborato con il compositore in film come “Il buono, il brutto e il cattivo”, “Per un pugno di dollari” e “C’era una volta il West”.
Il punto di forza del disco è la straordinaria miscela fra contemporaneità e sonorità d’epoca: l’album ha un sapore retrò ma gli arrangiamenti vengono iniettati di suoni moderni (soprattutto emergono echi di trip-hop, blues e pop orchestrale) in modo tale da ricreare una vera e propria colonna sonora di un film immaginario e il cui regista è la mente dell’ascoltatore che si fa guidare dall’effetto evocativo delle note del disco.
Partono i titoli di testa e si comincia con Theme of Rome un pezzo strumentale di 2 minuti circa che ti catapulta subito nell’atmosfera western attraverso un basso centellinato ma efficace che detta il ritmo e i vocalizzi di Edda dell’Orso (famosa soprattuto per la colonna sonora di Giù la testa di Sergio Leone): da brividi, come un soffio di vento che attraversa il corpo in un luogo deserto.
La voce spezzata e fragile di Jack White (e l’accompagnamento impercettibile ma essenziale di Norah Jones), in punta di piedi, entra fra le note delicate dell’evocativa The Rose with a Broken Neck, che è quella che indossa meglio il vestito delle sonorità attuali senza lasciare la dimensione cinematografica.
Il flusso è continuo e Morning Fog (Interlude) sembra la continuazione naturale del precedente brano e la stessa Morning Fog si rivelerà tale. E’ il turno di Norah Jones alla voce: il tocco è di classe e da una dimensione più pop al brano che mantiene l’atmosfera soft creata precedentemente (e bissa la sua straordinaria performance con Black). Segue un altro brano strumentale Her Hollow ways (Interlude) che porta la musica su tonalità più oscure e tirate. E in effetti Roman Blue mantiene questo mood, anche se non mancano i momenti in cui il violino scioglie il suono rendendolo dolce e più luminoso. In Two against One la voce di White è più graffiante e porta un po’ di White Stripes in Rome.
Con Gambling Priest e The World (fra le migliori del disco e che chiude in grande il tutto) l’aria si fa rarefatta e l’immagina della porta di un saloon in pieno deserto si affaccia di fronte ai nostri occhi. Si prosegue con un altro pezzo da incorniciare: The Matador Has Fallen che inizia in modo sbarazzino per poi proseguire con un’emozionante progressione. Problem Queen (con Norah Jones) accentua le sonorità pop al quale prima si è accennato.
L’album è sublime e con una cura al minimo dettaglio tale da riuscire a trasformare ogni nota in immagine. L’unico difetto che si può trovare è la presenza di qualche brano in eccesso, ma questo non toglie nessun merito a Danger Mouse (e ovviamente a Luppi) che ancora una volta merita la lode per la sua ecletticità e capacità di sfornare lavori di rara qualità.