4-REV_J25_1.25.2

Revenge

Un ottimo Rape&Revenge, un dito medio imbrattato di sangue e con smalto rosa ad ogni pensiero sessista.

Per il suo esordio nel lungometraggio, la regista  Coralie Fargeat sceglie con giustizia di confrontarsi con il Rape&Revenge, glorioso sottogenere del Cinema di Exploitation dalla narrazione conservatrice e convenzionale (prima la violenza, poi la rinascita e infine la vendetta), senza sovvertirlo nella formula ma raccontandolo da un’inedita prospettiva ostentatamente femminile, interessata più che all’atto dello stupro di per sé a ciò che l’ha provocata e alla successiva trasformazione della vittima. Revenge (2017) è un debutto potente e sfacciato, una parabola sull’ Empowerment femminile dove l’iconografia misogina del genere viene portata fino al punto di massima ebollizione per poi essere condannata.

Revenge-film-2018-8

Conoscendo bene le patetiche e ignoranti fantasie erotiche maschili, la regista presenta di proposito Jen (Matilda Lutz), l’eroina della storia, come un’eccitante macchina da fottere con tanto di lecca-lecca sempre in bocca e dandole più inquadrature al sedere che battute. Sempre vestita con abiti succinti o in slip e bikini, Jen è felice nel soddisfare sessualmente Richard (Kevin Janssens), ricco uomo sposato con cui ha una relazione clandestina. I due alloggiano in una villa nel bel mezzo del deserto dove la ragazza approfitta dei lussi che l’amante è in grado di darle. Due soci e compagni di caccia dell’uomo arrivano all’improvviso carichi di fucili e munizioni. Il gruppo trascorrerà insieme una notte tra balli, cibo e alcolici. Al mattino seguente, con Richard lontano da casa, Jen verrà violentata da uno degli ospiti. L’estetica selvaggia di Coralie Fargeat vince sulle regole di messa in scena del filone: lo stupro rimane fuoricampo. La regista stacca sull’altro uomo presente in casa. Lo vediamo mangia, alzare l’audio del televisore per coprire le urla di dolore della ragazza e poi prepararsi per un tuffo in piscina. Una narrazione visiva attenta e viscerale. Richard perdona il gesto dell’amico e quando Jen minaccia di dire tutto a sua moglie, la getta da una rupe. Prima la violenza, poi la rinascita e infine la vendetta.

Revenge-2017-Coralie-Fargeat-02

Revenge non è niente che non sia stato già visto. Sadico ed esagerato, il film rievoca per violenza grafica e per il litri di sangue presenti la New French Extremity degli anni 2000 e in particolare Baise-Moi (2000) delle registe Virginie Despentes e Coralie Trinh Thi anche esso un Rape & Ravenge femminista, ma con una messa in scena meno elegante e virtuosa. Le uccisione e i soprusi vengono esasperati, gettati in faccia allo spettatore con tutta la loro assurda crudezza e non c’è spazio per approfondire i pochi personaggi del film, concepiti tutti come delle caricature ben disegnate e destinate ad essere ridotte a carne da macello.

Revenge

Sorvolando su alcune ingenuità e debolezze da primo film, Coralie Fargeat rimane una straordinaria nuova voce che come altre registe affermate negli ultimi anni (basti pensare a  Julia Ducournau di Raw oppure ad Ana Lily Amirpour  di A Girl Walks Home Alone at Night) potrebbe far parte di un’immaginaria e gradita Accademia di Venere del cinema di genere per insegnare a testa alta, anche a molti colleghi maschi molto più titolati,  il mestiere di sconvolgere e terrorizzare.

Grazie


Per 15 anni Paper Street è stata una rivista on-line di informazione culturale che ha seguito con i suoi accreditati i principali festival europei di cinema e musica: decine di collaboratori hanno scritto da tutta la penisola dando vita ad un archivio composto da centinaia di articoli, articoli che restano a disposizione di voi lettori che siete stati un numero incalcolabile nonché il motivo per cui, per tanto tempo, abbiamo scritto con passione per questo progetto editoriale che ci ha riempiti di soddisfazioni.

This will close in 30 seconds