La vita oltre le barriere si fa ‘Respiro’
Vannuccini e i rifugiati del C.A.R.A. all'Argentina
Un’umanità in cammino che dai deserti africani e poi dal mare arriva sul palco del Teatro Argentina per raccontare le sue storie con la forza espressiva di un’onda umana che si infrange sui nostri lidi in cerca di ascolto.
Questo è Respiro, lo spettacolo di Riccardo Vannuccini con i rifugiati provenienti dall’Africa ospiti del C.A.R.A. Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto. Già lo scorso anno la stessa compagnia ha presentato Sabbia, ma questa volta il regista e i suoi attori si sono cimentati in un lavoro più complesso: rinunciato all’appiglio lineare della narrazione, lo spettacolo procede per suggestioni e scene corali attraversate dai testi di Shakespeare, Bachmann, Eliot, Eschilo e Omero.
Classici rappresentativi di una cultura lontana dai riti atavici dell’Africa che gli attori del C.A.R.A rappresentano. Questa dissonanza a tratti è interessante a tratti pare eccessiva e usata solo per riempiere vuoti drammaturgici. Interessante invece il “siparietto” di una Colombina e un Arlecchino tedeschi che ritorna sulla scena per ricordare al pubblico le lingue rappresentative dell’Europa, gli stessi Paesi che nei confronti dei migranti e dei profughi si sono dimostrati feroci e insensibili. Il suono acuto e stridulo della lingua tedesca ricorda le reti metalliche dell’Austria, dell’Ungheria e il filo spinato di Idomeni, barriere dove l’Occidente intrappola lo spirito di intere popolazioni.
A legare la linea drammaturgica dello spettacolo c’è un elemento: l’acqua, fonte di vita ma anche di morte, linfa ancestrale che muove il mondo e le vite degli uomini, indispensabile eppure causa delle più grandi tragedie di questi anni. L’eco dei naufragi del Mediterraneo è evocata da attente e precise composizioni sceniche: coreografie corali che colpiscono per la bellezza delle suggestioni visive.
Forse la vitalità di questi uomini, il loro attaccamento alla vita, la loro caparbia ostinazione a vivere non possono restare chiuso nella forma teatrale. Il teatro da sempre strumento narrativo versatile si trova impreparato ad affrontare questa vitalità controllata che esplode alla fine dello spettacolo tra gli applausi del pubblico, in un momento che sotto molti punti di vista vale tutto lo spettacolo perché finalmente ci mostra il vero volto di questi uomini che il gioco del mondo e del destino ha portato nei nostri teatri.
Letture consigliate:
Sabbia Riccardo Vannuccini, di Elena Cirioni
Bianco e nero Laura Sicignano, di Adriano Sgobba
Ascolto consigliato
Teatro Argentina, Roma – 30 giugno 2016
Crediti:
RESPIRO
Uno spettacolo di Riccardo Vannuccini
realizzato con i rifugiati provenienti dall’ Africa del C.A.R.A.
Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto
Testi da Shakespeare, Bachmann, Eliot, Eschilo, Omero
Scene, costumi, luci Yoko Hakiko
Colonna Sonora Rocco Cucovaz
Direzione organizzativa Alba Bartoli
Direzione tecnica Daniele Cappelli
Assistente alla regia Miriam Semplice Marano
Regista assistente Maria Sandrelli
Responsabile di produzione Caterina Galloni
Direttore di produzione Flavia Meuti
Coordinamento attività Gaia Di Gioacchino
Social media partner Fattiditeatro
Foto di scena Francesco Galli
Progetto grafico Francesco Cerasi
Con i richiedenti asilo del C.A.R.A.
Godfrey Nwabulor, Lamin Njai, Yaya Giallo, Joseph Eyube,
Shadrach Osahon Okosun, Mubarak Rabin Bawa, Yusnu Bawa,
Bakary Camara, Baba Drami, Ibrahim Sow, Camara Yeli,
Mamadou Saleou, Kassim Isah, Emmanuel Lucky, Saibou Rakibou,
Ibrahim Mohammed, Oudè Diabate, Odine Gideon, Barham Nbowe
e con
Alba Bartoli, Maria Sandrelli, Eva Allenbach, Lars Rohm,
Eva Grieco, Rebecca Mouawad, Riccardo Vannuccini