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Reset – Parsec

Una delle qualità che apprezzo in un disco, soprattutto per alcuni generi, è quella di evocare immagini, statiche o dinamiche che siano. Ascoltando l’Ep di questa giovane band bolognese, I Parsec, mi è venuto in mente un quadro di Pablo Picasso che potrebbe calzare a pennello per spiegare la loro musica. Mi riferisco a “Tre poveri in riva al mare” nel quale domina un blu glaciale e desolante: nell’opera è raffigurata una famiglia a piedi scalzi in riva al mare con i genitori che hanno facce rattristate e braccia conserte e il bambino, dall’espressione spaventata, che cerca (ma non trova) la rassicurazione della mamma e del papà. Vengono fuori i sentimenti di avvilimento, infelicità, solitudine e uno stato di incomunicabilità dovuto ad uno stato interiore dissestato.

La musica dei Parsec riesce a trasmettere queste sensazioni attraverso lo spoken word centellinato e a volte sussurrato, suoni potenti e devastanti che partono dal Post-Rock tradizionale per poi evolversi, sovrapporsi e sfociare in momenti di puro rock alternativo, con incursioni elettroniche e riff che apprezzerebbero gli estimatori del “metallo”. Le atmosfere sono molto scure e sofferte e trasmettono un forte disagio che rispecchia sia quello del singolo indviduo e sia quella di una società moderna alla deriva.

Il gruppo (Federico Cavicchi, Leopoldo Fantechi, Gabriele Tassi, Samuele Venturi), come già detto, proviene da una delle regioni più prolifiche musicalmente parlando ovvero l’Emilia Romagna, che insieme alla Toscana vanta il maggior numero di formazioni di estrazione post-rock, a partire dai più noti Giardini di Mirò. Reset, seconda fatica dopo l’Ep Illogico del 2010, è prodotto da un etichetta discografica locale, la Mocambo Records e vede la partecipazione per quanto riguarda le registrazioni di Bruno Germano (ex chitarrista dei Settlefish) che ha già collaborato con A Toys Orchestra, Teatro Degli Orrori e Death Of Anna Karina; soprattutto gli ultimi due gruppi in qualche modo ricordano e probabilmente hanno influenzato le sonorità dei Parsec, insieme ai loro ispiratori che sono, su tutti, i Massimo Volume e Isis.

Goya, il brano che apre l’album è tirato e stenta ad esplodere, creando un livello di tensione che si accentua nella seconda parte con la presenza della voce in stile field recording. Musicalmente parlando, possono sentirsi subito le contaminazioni elettroniche, il basso tagliente e una batteria che fa da collante fra gli strumenti (e questa sarà una costante dell’Pp). Zenit, il brano successivo, ha un inizio più ritmato e vibrante e prosegue con una progressione lenta e incisiva. Il pezzo, nonostante sia di breve durata, è uno di quelli che colpisce di più a livello comunicativo insieme alla title-track che troviamo subito dopo.

I sette minuti di Reset sono il punto più alto dell’Ep: il suono diradante dei primi secondi, il martellamento ossessivo e perfetto della batteria, l’esplosione finale: emergono la desolazione e il senso di inquietudine di cui parlavo all’ inizio della recensione. Anche Monty Brogan ha un forte impatto emotivo e il suo significato è rappresentato tutto nella frase «Non c’è Vera Speranza nel cuore di chi aspetta». Il pezzo riesce perfettamente a sciogliere le immagini (o le parole del libro) della 25a ora, al quale si ispira il pezzo, in note musicali. Il finale è affidato a Mahatma , il pezzo più angosciante del disco, nel quale emergono maggiormente gli elementi rumoristici e post-metal e con un inaspettato cambio di ritmo nell’ultima parte; a mio parere, il pezzo più “sperimentale” e meno derivativo.

I Parsec aprono la strada per un futuro disco di debutto, di sicuro interesse. Ineccepibili dal punto di vista tecnico, il difetto maggiore dell’Ep è l’attaccamento eccessivo in alcuni pezzi ai loro “Influenzatori”.
Nonostante questo, sprazzi di distaccamento dal seno materno si sono intravisti soprattutto nell’ultimo brano nella quale è comparsa la componente noise e quella potrebbe essere la strada giusta da seguire in futuro per spiccare il volo fra gli innumerevoli emergenti che ascoltiamo ogni anno.

 

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