Rescue Me
La nuova serialità contemporanea si delinea non solo nella maturità delle storie che porta con se, ma anche per come riesce a catturare il momento storico in cui va in palinsesto, data la flessibilità del modello produttivo alla sua base e all’abilità dei suoi autori. L’evento che ha più influenzato il narrare seriale del 21° secolo, insieme alla guerra in Iraq, è certamente il fatale attentato alle Twin Towers dell’11 Settembre 2001.
Quella tragica giornata ha spinto molti autori televisivi a provare a spiegare cosa sia successo, cosa abbia scosso nell’animo della popolazione americana e cosa abbia radicalmente spezzato per sempre: nessuno è riuscito quanto Rescue Me in questo gravoso compito.
Creata ed interpretata da Denis Leary, popolare stand-up comedian, la serie mostra la difficoltosa risalita dal baratro di Tommy Gavin, vigile del fuoco irlandese di stanza nella fittizia stazione di Harlem, trascinato nell’oblio dopo che l’attentato ha portato via con sé, insieme alle altre vittime, anche Jimmy Keefe, suo cugino nonché migliore amico. Una storia che ritrova in questa scomparsa, essenziale nell’ottica della serie, un evento realmente accaduto nella vita di Leary, in un incendio nella sua città natale.
Tommy è un personaggio assolutamente borderline: irruento, violento, spesso ubriaco, dotato di un senso dell’umorismo al limite dell’accettabile. Fa terra bruciata intorno a sé, pare quasi non volere stabilire più legami con nessuno, in primis Janet, la sua ex-moglie, in procinto di separarsi dal suo devastato marito, portandosi via i tre figli. Quello che gli rimane è la caserma, nucleo centrale delle vicende della serie, ventre materno dove mandarsi a fare in culo a vicenda non fa altro che fortificare il legame fra i suoi abitanti, dove il cameratismo è tutto quello che rimane dopo una catastrofe come quella delle Torri.
Dal capo Jerry Reilly, vicino alla pensione ed astioso quanto la sua età può permettergli, a Mike, recluta appena giunta in caserma, da Franco, ispanico fra i migliori del gruppo, a Kenny, sempre dalla battuta pronta. La grande qualità di Rescue Me sta proprio nell’alternare la risata alla lacrima in modalità spesso violente e inaspettate: un equilibrio davvero difficile da mantenere per una serie con un background così complesso.
Vedere Tommy conversare con suo cugino defunto, nelle sue assidue apparizioni in scena come presenza ingombrante nella mente del protagonista (e del pubblico), osservare come spesso riesca a confidarsi davvero solo con qualcuno che non c’è più, ci comunica quanto l’America abbia ancora oggi difficoltà a elaborare un lutto così doloroso: 7 stagioni di Rescue Me, con gran finale trasmesso a 10 anni dall’accaduto, ci hanno provato con grande intelligenza e sofferente ironia.