Quasi 30 anni di carriera e non sentirli affatto.
Vedere una band che si conosce ormai a menadito viaggiare spedita sulle note di un funk-rock sempre poderoso e avvincente genera in chi li osserva una sensazione esaltante, riempiendo il corpo di una grande energia che penetra fin dentro le viscere.
Nell'ambito dell’ I'm with you Tour, i Red Hot Chili Peppers fanno tappa a Milano in un Mediolanum Forum strapieno, dal tutto esaurito garantito da mesi.
Essere qui oggi è stato un vero colpo di fortuna, il mio compagno di concerto è riuscito incredibilmente a ottenere due biglietti quando era già tutto sold out, siete perciò invitati all'inaugurazione dell'altare costruito in suo onore.
Ci sistemiamo in tribuna, alla sinistra del tecnologico palco messo a disposizione per i quattro losangelini, una visuale non eccelsa ma che basterà per godersi il live.
Dall'alto, il colpo d'occhio è notevole: migliaia di fan che attendono impazienti l'arrivo dei loro beniamini, mentre i Foals, gruppo di supporto degli RHCP, non si lasciano intimidire dalla grande platea.
Le luci all'improvviso si spengono e il boato del pubblico saluta l’arrivo della band sul palco che attacca con l'ultimo singolo, Monarchy Of Roses.
Il pavimento dello stage è contraddistinto da una enorme riproduzione del loro logo, utilizzato come uno schermo che mostra le immagini più esaltanti del concerto, mentre spettacolari giochi di luce potenziano l'inarrestabile ritmo della loro musica.
La setlist della serata è all'insegna dei classici senza tempo e di alcune perle nascoste dal loro passato: tutto quello che serve per esaltare la folla di fan che salta estasiata ad ogni singola nota che fuoriesce dal basso di Flea o dalla chitarra della new entry Josh Klinghoffer. Ovvio che tutti avremmo voluto vedere Frusciante sfoderare assoli dallo strumento rock per eccellenza, ma il nuovo arrivato sa difendersi, rendendosi anche protagonista di scatenate corse lungo il palco, sembrando davvero irrefrenabile.
Chad Smith è ritmo allo stato puro, da lui fuoriescono beat che rendono impossibile restare fermi ad osservare lo show tanto è incredibile la sua abilità con le bacchette; Anthony Kiedis, anche se la sua voce non rende al meglio live, riesce lo stesso a far cantare tutti a squarciagola le loro ormai storiche liriche.
Dani California è il primo brano che comincia davvero a scaldare il pubblico, seguito da Charlie, da Stadium Arcadium: ma è con Around The World che la festa ha davvero inizio. Il suo granitico riff d'apertura manda in delirio i presenti che non esitano a lanciarsi nel pogo più indiavolato; uno dei loro migliori brani di sempre, probabilmente.
A seguire, Otherside ammalia e seduce gli astanti mentre The Adventures Of Rain Dance Maggie vede gli schermi rotanti posti sopra il gruppo riempirsi di rondini che sfrecciano senza sosta, portando l'atmosfera californiana nella gelida Milano di inizio dicembre.
Dopo una hit come Breaking The Girl, giunge quella che Flea definisce la prima canzone che suonammo nei locali, agli inizi della nostra carriera, Me & My Friends, dal loro secondo album datato 1987.
Una tiratissima Throw Away Your Television e la recente Look Around anticipano l'arrivo del singolo che fa obbligatoriamente tirare fuori gli accendini: Under The Bridge scuote gli animi, bastando da sola a giustificare il prezzo del biglietto.
Da segnalare i continui intermezzi musicali, con protagonista ogni volta un membro diverso del gruppo, che fanno da collante fra ogni brano e dimostrano la grande abilità musicale dei Red Hot.
Higher Ground, una cover di Stewie Wonder direttamente da Mother’s Milk e Did I Let You Know preparano il campo per le ultime due canzoni prima della pausa: due pezzi da novanta come Californication e By The Way salutano momentaneamente il pubblico, prima di ritornare sul palco con un piccolo siparietto che ha conquistato il Forum. Klinghoffer giunge alla sua postazione e, a sorpresa, esegue Io Sono Quel Che Sono, un brano di Mina del 1964, sancendo un momento davvero curioso ed indimenticabile che fa impazzire la platea, prima di far esplodere Can't Stop e far saltare in aria il palazzetto.
Tempo di un altro brano da I'm With You, Meet Me At The Corner e il concerto volge al termine, con l'immancabile Give It Away a chiudere in grande stile: una lunga jam lunga 7 minuti saluta il pubblico, ricordando ancora una volta (se ce ne fosse bisogno) del ruolo preponderante che i Red Hot Chili Peppers ricoprono nel panorama rock mondiale, anche nel terzo millennio.