Presentato a Cannes in proiezioni speciale Red Army, document(ari)o di un’epopea di sport oramai estinta. Una macchina da guerra sportiva fondamentale per per gli organi URSS, la squadra di hockey su ghiaccio del CSKA Moscva era un invincibile strumento di propaganda senza pari. Dal club alla nazionale sovietica mondiale ed olimpica con giocatori (Tret’jak, Larionov, Fetisov su tutti) ancora oggi considerati tra i più grandi si sempre. Il film di Gabe Polsky, figlio di immigrati russi negli Stati Uniti, parte dall’esperienza personale di un campione per delineare (molto semplicemente) i sentori di un periodo sempre più difficile da codificare. Fu questo il destino di Slava Fetisov, mitico terzino e capitano, fiero figlio dell’URSS, leggenda senza tempo. Anche quando tradì la patria per un ingaggio milionario negli Stati Uniti prima, e poi quando divenne ministro per lo sport in uno dei vari governi Putin.
Un documentario che alterna interviste e materiali di repertorio tra il personale ed il collettivo, la cui valenza storica non mette mai in secondo piano l’aspetto umano. La parabola di Red Army è quella di uno dei suoi giocatori simbolo, Slava Fetisov appunto, colui che senza mai disertare, osò sfidare l’establishment negli anni della Perestrojka, che rimase sempre fedele al suo paese e al suo primo allenatore ma che finì a giocare nell’americana NHL (nei Detroit Red Wings che divenne una colonna sovietica, addirittura con Fedorov) trionfando anche lì, che da fedele oppositore è divenuto uomo di governo. Quella nazionale, racconta Red Army, diventava tanto un simbolo di quella Unione Sovietica che cercava continuamente di essere sul tetto del mondo, quanto uno spaccato fedelissimo di pregi e difetti della realtà sovietica.
Alla fine questo documentario, prodotto da Werner Herzog, s’intreccia tra la mitologia sportiva e le umanissime storie d’amicizia, ma cerca anche di definire un contesto. Proprio lì sta probabilmente il suo limite, nel narrare in maniera semplicista (e spesso schierata) un’epopea estremamente complessa e in cui i momenti più alti sono legati alle immagini di repertorio (spesso dello stesso Fetisov), molte delle quali “mai viste”. Indubbiamente interessante per tutti gli sportivi, e in particolare per gli amanti di quello splendido sport che è l’hockey su ghiaccio.