L'8 marzo è uscita anche in Italia la versione rimasterizzata del primo album omonimo dei Queens of The Stone Age che contiene tre bonus track. Un disco in cui aleggiava ancora l’ombra dei Kyuss e che è stato un anticipo di quello che avrebbero combinato con i successivi Rated R e soprattutto A song for deaf. A quattro anni da Era Vulgaris e dopo l’esperienza di Homme che ha rischiato di morire dopo un intervento alla coscia lo scorso anno, il gruppo decide di promuovere la reissue con un tour.
Per tutto il mese di maggio è previsto il tour europeo che misteriosamente non vede l'Italia nel calendario. Il 6 maggio il tour europeo ha fatto tappa a Stoccolma e noi c'eravamo. L'ambientazione è quella del Cirkus (Djurgården), un club che riesce ad ospitare fino a 2000 persone. Alle 19 e 30 in punto aprono The Dough Roller’s, un gruppo country/blues-rock niente male, che trova nell'esagerato uso della voce del cantante (che si ispira chiaramente ad Elvis) il punto debole. Cantano sei (tutto sommato godibili) pezzi e poi finalmente si comincia a preparare il palco per i Queens of The Stone Age.
La scenografia è abbastanza scarna con uno sfondo che ritrae due archi molto oscuri. Si abbassano le luci, entra tutto il gruppo (la formazione è quella di Era Vulgaris: Josh Homme, al basso Michael Shuman, alla chitarra Troy van Leuween, alla batteria Joey Castillo e alle tastiere Dean Fertita), le urla, il silenzio e si parte subito con la musica con l’uno/due Regular John e Avon. Il gruppo carica molto il suono, tant'è che all'inizio (ma per poco) la voce di Homme fatica a uscire fuori. Il più indiavolato è Castillo, che violenta letteralmente la batteria. Homme saluta il pubblico, accende la sua sigaretta e si prosegue (seguendo pedissequamente l’ordine della tracklist dell’album) con If Only e Walkin’ on the Sidewalks che infiamma letteralmente il pubblico, così come la successiva You Would Know con la quale Homme e soci danno il meglio di sé.
Il ritmo del concerto è velocissimo, pochissime pause parlate e Josh che si ricarica con quella che lui chiama acqua ma che in realtà sembra essere una bottiglia di vodka. E si continua con tutto Queens of The Stone Age da Mexicola a Give the mule what he wants sino ad arrivare all'eplosivo finale You can't quit my baby, che vede la divertente lotta testa a testa fra Homme e Van Leuween, mentre Shuman carica a mille il suo basso.
Cadono le luci, Castillo lancia le bacchette e c’è un cambio di scenografia: una sorta di cilindri illuminati che cadono dall'alto vanno a posizionarsi proprio sopra gli strumenti e sembrano rappresentare una sorta di pioggia: ma sarà vero temporale con la seconda parte del concerto, che vede pezzi pescati dagli altri album. Homme, diviso sempre fra il suo strumento, il microfono, la sigaretta e la sua bottiglia di liquore, riparte da Burn The witch, Monster in Parasol, Little Sister (prima di suonarla presenta la band), la conclusiva Go with Flow che scatena il pogo (violento) del parterre e riesce a smuovere anche il pubblico sulle tribune, sino a quel momento abbastanza calmo.
Una lunga suite strumentale dove Homme e Lauween si divertono ad infastidire Castillo con le gocce. Luci di nuovo giù, ma ancora per poco: rientra il gruppo, il cantante nuovamente con la vodka in mano ringrazia il pubblico e lo invita a scatenarsi più che mai sugli ultimi due pezzi (magistralmente suonati e prolungati a dovere) A song for deaf e A song for dead). Il finale sembra non terminare mai e si alternano al suono gli applausi che soddisfano pienamente il gioco della band. Ultimo riff, la band esce, Castillo rilancia le bacchette, Homme si riprende la sua bottiglie lasciata su una delle casse. Concerto davvero intenso, veloce e anche divertente grazie ai siparietti volontari e involontari di tutti i componenti del gruppo. La forma c'è, la sostanza pure: speriamo che si riversi tutta in un nuovo ed esaltante lavoro in studio e speriamo anche che il prossimo tour passi anche dalla nostra Little Italy.