Un altro degli straordinari eventi speciali della Quinzaine. John Boorman torna con un film sulla guerra e sulla vita militare; Queen and Country è raccontato per la prima parte attraverso la commedia (parodistica, quanto basta) per toccare poi le punte del dramma. Bill ha 18 anni, vive con la famiglia in una splendida isoletta, quando quasi all’insaputa arriva per lui la chiamata alle armi. Proprio attraverso Bill e la sua riluttanza al combattere, Boorman finisce per criticare aspramente l’interventismo, il patriottismo ed il senso stesso della guerra. Entrambi i sentimenti emergono straordinariamente con il fluire del film.
La “soggettiva” è sempre quella di Bill. Dall’amicizia con Percy fino all’iniziazione sentimentale con Ophelia, fino a quando diventa attrazione della stessa ragazza di Percy. Allo stesso modo fondamentali sono anche la sorella avventuriera e la madre sentimentale, anche loro in un certo senso ferite dalla guerra. Una commedia umana che lega e fa crescere tutti i personaggi, li segue fino al loro destino quando spesso sbocciano e/o eclissano nell’acqua, elemento fonda(me)nt(al)e del cinema di Boorman.
Queen and Country comincia nell’acqua e con il verde smeraldo intorno, anche se bisogna diventare uomini, e questo è il problema. L’acqua specchia ma riflette, dà vita come affoga. Così l’ultimo frammento di adolescenza diventa il primo fotogramma filmato della propria esistenza, dello stare qui. La fine di Queen and Country, l’ultimo film di Boorman, è il racconto della nascita del suo stesso cinema, salvandosi dall’affogamento, iniziando a galleggiare e poi a nuotare. Film straordinario, denso di un particolarissimo spazio umano che diventa reinterpretazione del rappresentare come del crescere e, quindi, del vivere.
