Prego: storia di una donna e una gallina
Lo spettacolo vincitore Teatri del Sacro di Giovanna Mori
In tempo di crisi, c’è chi della crisi fa virtù. Giovanna Mori – attrice, drammaturga e sceneggiatrice – con Prego (vincitore Teatri del Sacro – IV ed.) torna alle origini di ciò che è stato e sempre sarà il teatro: una voce e una storia da raccontare. Una storia minuta, un po’ defilata, che getta le radici nell’intimità e ne fa sbocciare l’emozione del ricordo. Mori la racconta a Carrozzerie n.o.t davanti ad un pubblico che potrebbe essere un gruppo di amici raccolto attorno a un fuoco: con semplicità, dolcezza e quanto basta d’ironia, lasciando percettibili margini d’improvvisazione che sera dopo sera donano sfumature sempre diverse al racconto.
Uno stuoino colorato e un neon da rosticceria in scena sono le uniche tracce visibili di tutto ciò che l’attrice evocherà attraverso voce, movimento e slancio immaginativo. Così, ecco che la protagonista inizia a descrivere la sua casa con dovizia di particolari, utilizzando una sintassi spezzata, parole ripetute, nonché un linguaggio colloquiale che l’allontana dall’artificio della recitazione per approdare (felicemente) alla dolente umanità di una donna sola, una donna qualsiasi – che nasconde nel petto una pagina di cronaca appallottolata troppo dolorosa da disvelare –, abitante di una periferia qualsiasi dove però accadono eventi straordinari: fra gli altri, l’incursione di una gallina che un giorno becca alla sua finestra in cerca di compagnia, innescando un dialogo surreale eppure plausibilissimo. Per la donna sarà il pretesto per lasciarsi andare ai ricordi del passato che chissà da quanto teneva per sé. Per la gallina, scappata da una morte certa, sarà il giorno più bello della sua vita passato in libertà: una mutua presenza, necessaria tanto all’una quanto all’altra.
Ne seguiremo allora le peripezie per la città incontrando un paesaggio urbano popolato da personaggi teneri e bislacchi – un po’ in stile Il favoloso mondo di Amélie –: barboni e badanti, nani da giardino, madonne che piangono, bambini capricciosi e donne in cerca di abbracci; un mondo di outsider che rischieranno di essere travolti da un acquazzone che farà riparare le due dentro una rosticceria, dove la gallina si ritrova di fronte alla sua morte scampata e l’essere umano al proprio senso di colpa: per la violenza, per la morte ingiustificata, che provenga da un macello o da un attentato – poco importa. Eppure, c’è ancora tempo di ringraziare. Nonostante gli hamburger di pollo (la gallina non sembra prendersela), la solitudine o la tempesta, c’è ancora tempo per un’ultima preghiera che è un ringraziamento alla vita e al suo mistero, che la gallina sa ma non può dire.
Alla fredda oggettività dei fatti di cronaca, Giovanna Mori contrappone l’incanto di una favola metropolitana per scacciare l’ombra minacciosa della guerra – che torna in angosciosi e misteriosi accenni mai approfonditi –, sempre incombente ma invisibile, pronta a deflagrare nella quotidianità, come purtroppo succede realmente. Forse a volte la drammaturgia perde il suo centro focale stratificandosi in troppi dettagli, eppure assistendo a questo monologo l’impressione è quella di uscirne rinfrancati, come si fosse assimilato tutto il calore proveniente da quel fuoco attorno cui ci si è raccolti.
Una storia preziosa, da custodire.
PREGO
di e con Giovanna Mori
luci Gianfranco Lucchino
costume Anna Lenti
scelte musicali Leone Pompucci
tutor Giorgio Testa
spettacolo vincitore della IV edizione del Premio Federgat_Teatri del sacro
produzione Argot Produzioni || Teatro Anghiari
foto di scena ©Manuela Giusto