Paul Thomas Anderson
100 registi (e tantissimi film) che migliorano una vita
L’altra faccia del sogno americano, quel dietro le quinte isterico, folle, dove ogni voce si confonde in un borbottio stereofonico che avvolge, annichilisce e lascia in libera uscita la violenza. Il cinema di Paul Thomas Anderson prosegue il discorso iniziato negli anni Settanta da Robert Altman che, non a caso, l’ha voluto con sé durante le riprese del suo ultimo film, Radio America. Una critica a 360° gradi che fa scoppiare quella bolla che avvolge e nasconde i torbidi agire degli americani in cerca di realizzazione. La frammentazione della storia che si scompone per ricomporsi alla fine uguale, ma stranamente diversa, l’articolazione di un discorso narrativo su più voci, cercando una coralità che si tocca, ma che non si mescola, lunghi piano sequenza che lasciano la scena a farla da padrone, dove l’occhio del regista non ha più limiti, dove tutto viene messo in mostra e nulla si può più nascondere. I film di Anderson si muovono lungo tutto il Novecento americano.
Si comincia con il primo film, Sidney, presentato a Cannes nel 1996, dove si racconta del mondo del gioco d’azzardo e dove comincia a delinearsi uno dei temi principali che attraversa tutta la sua opera, quello del rapporto padre e figlio. Sia nel senso letterale sia in quello figurativo, tutto il cinema di Anderson è pieno di figure di padri tormentati, assenti, di padri putativi che diventato il centro su cui ruotano figli fragili costretti a pagare per quelle colpe che non sono state commesse da loro. Il secondo film Boogie Nights è una panoramica lucida e impietosa sul mondo del porno degli anni settanta, con tutti i vizi e gli eccessi e con una particolare enfasi sul ruolo della famiglia.
Quelle da cui si proviene e quelle che invece si costruiscono crescendo. Famiglie dissestate, con i bordi sfilacciati, tenute insieme solo dalla difficoltà dei personaggi di progredire in autonomia. Famiglie e padri sono al centro del capolavoro di Anderson, Magnolia, uscito nel 1999, un film che è un universo di personaggi che si muovono come schegge impazzite in una Los Angeles dove piovono rane. Le figure paterne ambigue e complesse sono presenti anche in Il petroliere, che racconta l’incredibile scalata al potere agli inizi del Novecento di un mercante di oro nero e The Master, dove viene raccontato il revival religioso e fanatico che ha invaso l’America del dopoguerra. Ubriaco d’amore è invece una commedia fortemente disturbata dove lo stile innovativo e geniale del regista si libera sfidando tutti gli stilemi dell’innamoramento.