Un momento può essere bloccato in una fotografia e tante fotografie possono diventare storia: sia quella privata di ciascuno di noi sia quella universale di un periodo storico; ma se entrambe diventano solamente immagini, cosa rischiamo? Pasado Perfecto della compagnia Horman Poster di Bilbao se lo chiede e ce lo chiede mostrandoci una ricerca in divenire che assume i toni silenziosi di un manifesto.
Il pavimento della sala principale di Villa di Scornio è un tappeto di stampe giganti che noi non riusciamo a distinguere se non quando Matxalen de Pedro e Igor de Quadra le alzano per descriverle come fossero quadri in una Galleria: Fofò, clown, 1975; cinque avvocati, comunisti, assassinati, Bilbao, 1976. La parola e l’immagine nelle foto, nelle videoproiezioni, nelle registrazioni si riducono a icona; e solo quando i fatti diventano esperienze, attraverso l’oralità di chi le ha vissute, la storia riacquista la sua potenza espressiva.
Eppure sono solo attimi fuori dall’acqua, mentre tutto viene compresso (e compromesso) da un’apnea, di cui sentiamo al tempo stesso peso e fragilità. Si fa meno fatica a guardare che a capire e non c’è giudizio in questo: è una realtà, immortalata, in un lungo piano sequenza che diventa funereo come un corteo.
Così, se da un lato immortalare ha in sé il seme della morte, dall’altro contiene anche quello della vita che riesce ad andare oltre la finitezza dell’evento e a bucare lo spazio (oltre che il tempo). Forse, allora, è questa dimensione propria di ogni Storia/storia che può essere ulteriormente indagata.
Quasi tutto lo spettacolo è costretto tra l’orizzontalità di una storia a terra come le immagini e la verticalità che le concedono i due artisti etero-dirigendo il nostro sguardo laddove vogliono che si posi. Se questo da un lato può essere atto di denuncia nei confronti di una manipolazione di cui stasera siamo spettatori in teatro e ogni giorno nel mondo, dall’altro tale bidimensionalità da piano cartesiano rischia di far mancare l’ossigeno a tutta la struttura drammaturgica esaurendo la potenzialità che l’aveva accesa.
Perfino il filosofo francese, assunto a simbolo/icona del pensiero illuminista per la chiarezza delle idee, dichiarava d’altronde di essere un uomo che cammina solo e nelle tenebre al pari di noi, novelli primati della specie Homo Videns. Eppure camminò, addentrandosi in relazioni e rapporti che non avevano una sola faccia e che avevano già la nostra. Questo invece è ciò che manca allo spettacolo: dare al teatro solo una bidimensionalità è ucciderlo in partenza.
E anche quando Maxtalen de Pedro indosserà più grandi occhiali e le vecchie foto saranno ricoperte da nuova carta completamente bianca, in verità, la nuova direzione non potrà che finire in un vicolo cieco.
Ascolto consigliato
Villa di Scornio, Pistoia – 9 luglio 2015