Quante volte moriamo nel corso della nostra vita, e quante vite possiamo dire di aver vissuto? Al Teatro dell’Orologio, in realtà, la morte non è mai stata così comica. E così vicina. Perché in una società in cui la morte e la malattia sono il grande rimosso, dove si fa di tutto per vivere malati per morire sani, Luca Ruocco e Ivan Talarico – autori e attori di Operamolla e fondatori della compagnia DoppioSenso Unico – portano in scena proprio quei tabù più nascosti e impronunciabili che sono radicati in tutti noi. E lo fanno ridendoci su, con estrema intelligenza e ironia tagliente.
La morte aleggia fin da subito in sala Gassman: sullo sfondo, un letto da obitorio sotto il cui lenzuolo si intravede la sagoma di un defunto. In scena invece, due fratelli, vivi, si alternano in una serie di decessi, ma la loro speranza di morire è costantemente delusa da una successiva risurrezione. È uno scenario surreale che prende spunto da un fatto realmente accaduto: Operamolla, infatti, è un omaggio al cognome di un amico dei due attori, Felice che, realmente malato di cancro, preferì stracciare i referti delle analisi e interpretare il proprio ruolo come se niente fosse. Ma il titolo è Operamolla anche perché, per quanto possa essere manipolata o tirata, è qualcosa che ritorna sempre all’origine, come il ciclo della vita.
Come due giganti marionette (maschere di Stefania Onofrio), Ruocco e Talarico interpretano i personaggi con una recitazione volutamente anti-realistica ed eccentrica, ricorrendo a una comicità che spazia fra il mordente e il grottesco. Il lavoro che la compagnia porta avanti sul linguaggio, infatti, è profondo e ricercato, come dimostrano anche le piccole freddure dei corvi hitchcockiani che, con i loro giochi di parole, di tanto in tanto fungono da intermezzo nel corso dello spettacolo, regalando perle di irresistibile sarcasmo noir.
Tutto questo fino al grande colpo di scena, un momento di rottura che determinerà un nuovo corso dello spettacolo in cui Luca Ruocco, ora in veste di inquietante Guaritore, avrà il compito di curare i mali, reali e immaginari, della società contemporanea, passando in rassegna le malattie più comuni che ci affliggono ed estirpandole direttamente dalle persone presenti in sala, che si ritrovano così coinvolte in un gioco interattivo con gli attori senza possibilità di fuga.
Operamolla, come fa il miglior teatro, dissemina innumerevoli interrogativi destinati a rimanere irrisolti: come possiamo convivere con l’idea della morte e della malattia? E fino a che punto può arrivare la nostra ipocondria? Anche se nessuno ha la risposta, non crediate di poter rimanere passivamente comodi sulla vostra sedia, perché questo è uno spettacolo forte, viscerale, che tiene costantemente appesi a un filo nell’attesa di vedere quale sarà la prossima mossa. Attraverso l’ironia, dunque, lo spettacolo ci getta in faccia, come una secchiata dacqua gelida, le nostre paure più recondite, ci ricorda del nostro essere mortali e ci esorta, insomma, a scrollarci di dosso l’indifferenza che proviamo nei confronti della morte, come se fosse qualcosa che non ci riguardasse.
Teatro dell’Orologio, Roma – 11 febbraio 2015
In apertura: Foto di scena ©Manuela Giusto