Il cinema italiano naviga verso l'America guidato da Cristofori. Il fu cantante Gegé Cristofori. L'America in questione è quella latina, nello specifico l'Uruguay. La capitale Montevideo fa da scenografia a Onda su onda, ultimo film di e con Rocco Papaleo che racconta una storia a cui il cinema italiano non è così solito. La racconta in maniera imperfetta, ma consente senza dubbio di scampare una volta tanto agli stereotipi a cui le commedie nostrane ci hanno poco a poco abituato.
Gegé Cristofori (Rocco Papaleo) è un ex cantante che sta facendo ritorno a Montevideo dopo il concerto di trentacinque anni prima, in attesa del suo rilancio. Nella nave che lo sta conducendo in Uruguay incontra tra gli altri Ruggero (Alessandro Gassman), cuoco dall'animo solitario e raffinato, che non prende un giorno di vacanza da otto anni. L'ironia della sorte condurrà la coppia Papaleo-Gassman a convivere in terra uruguaiana dopo uno strategico scambio di ruoli. Gli sviluppi della storia, come del resto ci si aspetta, riguardano le inevitabili conseguenze di questo cambio d'abito in relazione all'incontro con Gilda Mandarino (Luz Cipriota), la giovane organizzatrice del concerto.
Onda su onda è un film in cui i difettucci non mancano. La regia si fa a tratti confusa, il montaggio non smette di regalare sorprese spiacevoli, la storia stessa pare di tanto in tanto scricchiolare (soprattutto nella prima parte, ambientata nella nave, preambolo che si dilunga un po' troppo). Ma, alla fine dei conti, il film non se la cava poi così male. Il duo Papaleo-Gassman funziona, con un Gassman che rende il suo personaggio credibile e quasi impeccabile e che ruba spesso la scena a Papaleo, spento e stanco per tutta la prima mezz'ora buona.
Facendo uso di un'ironia intermittente, che non vuole di certo essere la colonna portante della pellicola, si riescono a toccare tematiche serie, una su tutte l’emigrazione per lavoro. «Il Sudamerica non è come l'Italia che ti fa passare la voglia di cantare», dice il malinconico Gegé ai compagni di viaggio, lasciando emergere una critica, forse, anche al cinema italiano. Vera novità è di sicuro l'ambientazione, l'Uruguay, trattato con un rispetto insolito e apprezzabile. Una nota su tutte: i numerosi dialoghi in lingua spagnola non sono doppiati, ma semplicemente sottotitolati. È l'altrove a scandire il tempo tra una scena e l'altra: al ritmo della domanda tormentone ”Te gusta l'Uruguay?” noi spettatori ci troviamo insieme ai personaggi in luoghi a cui non siamo per niente abituati e che quasi dispiace di vedere così poco.
Onda su onda è una commedia agrodolce come la musica da cui è accompagnata: è una ballata malinconica suonata con la chitarra acustica e l'armonica, che conduce con coraggio verso terre cinematograficamente (almeno in Italia) inesplorate.