Occhio alla TV! La settimana televisiva su Paper Street (Settima Puntata)
Nel mare di fiction poliziesche con casi di puntata rigorosamente risolti nel giro di cinquanta minuti (pubblicità esclusa), Squadra Antimafia- Palermo oggi diventa un’icona di stravolgimento del dualistico e obsoleto paradigma di bene-male, quasi sempre condito da una buona dose di insopportabile buonismo tipico della fiction made in Italy.
In un’Italia televisiva dove le fiction si reggono quasi sempre esclusivamente sui casi di puntata e sulle trame verticali, fa quindi un po’ effetto trovare una produzione che costringe lo spettatore a seguire una puntata dopo l’altra pur di sapere come andrà a finire. Certo, se facciamo un elenco delle fiction italiane ne troviamo altre che propongono una trama orizzontale, ma il caso di Squadra antimafia – Palermo oggi si distingue.
Il motivo è semplice: laddove le fiction italiane corrono in massa verso un unico obiettivo (conquistare il pubblico e non farselo scappare riproponendo gli stessi schemi), Squadra Antimafia vuole conquistare sì il pubblico, ma raccontando ogni stagione una storia diversa, riabbassando il climax raggiunto nel finale della stagione precedente e ricominciando da capo.
Per essere sinceri non possiamo ancora parlare della consapevolezza di vedute e di impostazione contenutistica delle produzioni europee ed americane, ma sicuramente si tratta di un gioco tra lo spettatore e l’autore in cui il primo concede la propria fiducia al secondo, che per ripagarlo non può fare altro che alzare l’asticella, e questo ad onore del vero è un caso assai raro nella tv italiana.
Squadra antimafia ha già raccolto il favore del pubblico in passato, grazie anche alla forte immedesimazione con le due protagoniste, Claudia Mares e Rosy Abate.
La novità in termini di sceneggiatura, sta nel misterioso controverso ed enigmatico rapporto delle due anime femminili, apparentemente inconciliabili ma attratte da un’istintiva irrazionalità che deriva dagli affetti (l’amore, il sentimento, la passione) che inesorabilmente producono un effetto di amore-odio che si concretizza in un involontaria complementarietà e intreccio di esperienze di vita.
Se possiamo dunque promuovere con piena sufficienza la fiction prodotta da Taodue terminata appunto lunedì sera su Canale5, sono invece molti i punti interrogativi, per non dire le bocciature, sulle quali varrebbe la pena ragionare.
Tornando per un attimo a sabato scorso, The Winner is, il nuovo pseudo game-talent-show (e chi più ne ha più ne metta) del sabato sera di Canale 5 condotto dal buon Gerry Scotti, a primo impatto poteva assomigliare ad un backstage del prodigioso Italia’s Got Talent privo di coerenza autoriale ed eccessivamente legato agli schemi, al montaggio e all’impostazione di altri show.
E sicuramente non è meglio la situazione in casa Rai, dove, il giovedì sera orfano del principe di Savoia e il suo Pechino express, viene riproposto su Rai2 in prima serata un format dal nome Un Minuto per vincere concepito per l’access prime-time o per il preserale.
Nicola Savino conduttore del programma si imbatte nel lancio di una serie di prove attitudinali da svolgere in un minuto dai diversi concorrenti.
Il programma tv a tratti ricorda le caricature dello Show dei record, e verso la fine sempre più al fallimentare esperimento dell’anno scorso Mi gioco la nonna chiuso dopo due puntate.
La domanda è deduttiva, spontanea e forse banale, “perché non investire maggiormente sul prodotto Fiction?”
(Attendiamo risposte!)