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New York Diaries – Terza puntata

Il bacio è la parte più importante. Quella che poi dopo manca di più. Non si può raccontare un bacio. Proprio perché il bacio occupa la bocca e non prevede le parole.
C’è gente che si sceglie e che si rifiuta per un bacio.
Ma un bacio lo si può filmare?
Puoi vedendo un bacio ripreso sentire che quello è un vero bacio?

Il primo bacio ripreso da una telecamera, all’inizio del novecento, aveva suscitato ribrezzo. Forse era colpa degli attori. Eppure erano gli stessi che in quel momento a teatro facevano il tutto esaurito. E si baciavano anche lì.
Poi a Hollywood, e non solo, si sono specializzati, e sono arrivati i baci alla Via col vento.

Ripeto la domanda, un bacio lo si può filmare davvero?
Andy Warhol ci ha provato.
Andy Warhol ha anche ripreso Jane Holzer che si lavava i denti.
Andy Warhol nel 1964 ha cominciato a fare ritratti con i film, usando la sua Bolex , una 16mm in bianco e nero. Il primo dei quasi 500 che ha realizzato si chiama Sleep.
Dura cinque ore e mezza, protagonista John Giorno che dorme.
Sorvolando sull’ossimoro, provateci voi a cominciare così e a rimanere lo stesso Andy Warhol, o perlomeno poi continuare a farne altri 499.

Lui ci è riuscito e gli hanno anche sparato, pare che a New York vada di moda, ma intanto al MoMA hanno appena fatto una mostra su questi suoi film.

La prima volta sono stato con te, era il nostro secondo giorno, quello del nostro primo bacio.
Quello delle risate davanti ai bambini che disegnavano per terra provando a ricopiare Construction 6 di Carvào.
Quello dove mi avevi convinto a farmi crescere il pizzetto per una settimana, talmente ti aveva colpito l’autoritratto di Frida Kahlo. Li volevi anche tu i baffi. E forse con il sennò del poi avrei voluto anche io che c’è li avessi avuti anche tu. Non penso che ora sarei qui.

Mi avevi fato vedere le foto di Helen Levitt, era quello che più si avvicinava alla tua idea di New York. Un uomo in mutande che attraversa tranquillo e a suo agio una strada di Manhattan in pieno giorno.

E poi era arrivato Monet. Water Cillies. Ci eravamo seduti a guardarlo e mi avevi preso la mano. Poi ti eri appoggiata alla mia spalla e avevi cominciato a darmi baci sul collo. E poi il primo bacio… alla francese.

Come quello di Kiss, il film sul bacio di Andy Warhol.
58 minuti a 16 frame al secondo in bianco e nero. Silenzio. A guardarlo dalla saletta del sesto piano del MoMA mi viene da pensare che forse ci è riuscito. Forse per capire l’amore bisogna saper veder l’arte anche nei barattoli di fagioli. Forse.

Tutta l’arte moderna è qui. Proprio tutta. Compresa la smart…e i culi di Yoko Ono.
È solo un caso che Valerie Solanas, quella che sparò ad Andy Warhol avesse scritto un libro intitolato Up your ass. Pare che fu grazie a quello che recitò in un film di Andy.
Culo. Pistola. Bacio.

Ora sono davanti al Dakota.
8. Dicembre. 1980. Mark. John. Chapman. Lennon. Il giovane Holden. Pistola.
Cambiando gli ordini degli addendi il risultato non cambia. Fa ancora più incazzare.

Ma intanto è l’unica faccia di un inglese con cui in America ci vendono di tutto, dalle mutande alle tazze di caffè. Quella di John Lennon.
L’altra è l’unica faccia che nessuno vuole più rivedere per strada. Dai bianchi ai neri, dai cinesi agli svedesi. Ergastolo.
Aveva appena pubblicato Double Fantasy.
In copertina lui e Yoko si baciano. Bacio.
Si era cominciato a parlare di un ritorno alla grande.
Un tour. Erano un po’ di anni che non faceva niente.
A parte ascoltare a manetta le Silly Love Songs di Paul.
La mattina prima della morte Annie Leibowitz gli aveva scattato forse una delle foto più famose. Dopo quelle di Gesù ovviamente.

C’è lui che a culo al vento, e non solo, abbraccia Yoko. Vestita.

Odiare Yoko viene facile. Effettivamente. Grapefruit forse è peggio del libretto d’istruzioni del forno a microonde.
Però John Lennon Woman l’ha scritta che stava con lei. Anche se qualcuno ha qualche perplessità sulla reale intenzione del verso iniziale… Woman I can’t Hardly express my mixed emotions.

Che il padre di Yoko era uno dei pochi che potesse parlare con l’imperatore giapponese, e in questi giorni di terremoto e di notizie poco chiare si capisce ancora di più la forza di questa possibilità, forse spiega la sua totale partecipazione al movimento Fluxus (vedi culi di sopra). Culo.

Ciò che non si spiega è come Yoko sia così brava a fingere l’orgasmo da spingere il MoMa a chiederle di simularne uno per tre minuti. Che abbia imparato cosa sia un orgasmo dalla sua esperienza in studio con John?

Di nuovo sera. A passeggio sulla Broadway. Gente che esce dai teatri, gente che entra nei locali. La città è viva. Si muove. Come il taxi che rallenta e rimane dietro senza superare la carrozza e il cavallo.

“Life is what happens to you while you’re busy making other plans” J. Lennon.


Grazie


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