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Moscagrande – Caffiero

Nell’era digitale, i marchigiani Caffiero sono quel gruppo che meglio rappresenta gli anni zero, nelle undici tracce di Moscagrande che giunge nelle nostre cuffie, ad alti decibel. Non è il solito ronzio, ma una ritmica strumentale, dove la musica non è sempre coadiuvata dalle voci. Un esordio autoprodotto che trovate in download gratuito cliccando qui. Nonostante sia passato un po’ di tempo dall’uscita del disco (2012), tuttavia, ancora qualcuno, come me, parla di loro e della loro ricetta sonora.

La band è un trio, formato da i fratelli Gobbi, Andrea, basso e nel disco anche il contrabbasso e Alessandro, batterie e campionamenti. Le pochi voci sono affidati ad Alessandro stesso e a Mattia, assieme ai synth e un po’ di campionamenti anche per lui. A Damn Fine Cup Of Coffee apre il disco: una dose di caffeina che ci dà la carica per affrontare il disco, con influenze dubstep e new wave e a tratti quasi dreamy! Un pezzo introduttivo che ci apre la finestra sulla vera essenza dei Caffiero, quella che presenta Bullshit e Chinaboy, che sottolineano da subito l’elettronica sempre più aggressiva, con le batterie veloci che danno colpi secchi.

Sul ramo elettronico s‘innestano beat lo-fi, chitarre elettriche , e voci campionate che ti trascinano in un nido di alienazione e di suoni appiccicosi, una polvere sottile di noise ti fa entrare in atmosfere che respiri e il tutto si ferma tra stomaco e cervello. Musica da ascoltare a palla in libertà espressiva e così insana e pungente allo stesso tempo in Violence In The Kitchen, più ritmata e arricchita dalla voce de Gli Ebrei, quella di Matteo Carnaroli e nella più rumorosa e psichedelica By The Gin. Grande cura nei dettagli robotici che si catalizzano in un ritmo intermittente in Tubi: ceci n’est pas une pipe, con il repeat dello stereo.

Una sperimentazione che ti coinvolge, contaminata, come in Secondo. Atmosfere che sembrano placarsi ma che esplodono in John Starks. My Skeleton Is Older Than My Father e Caffiero Nei Boschi Secchi, sono tracce con una melodia minimalista che ipnotizza. Van Der Krafteshe, la bonus track, ha un intro quasi aulico e soave che si scioglie nella voce corrosiva, chiudendo il disco in maniera giusta. Pezzi semplici, che catturano l’attenzione, un trip elettronico di undici tracce in offerta speciale, scaricatene tutti come se non ci fosse un domani!

Grazie


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