Misticismo in punta di piedi
Lo spettacolo impossibile su Meister Eckhart di Marco Chenevier
«Saremo bellissimi e giovanissimi sempre» è un titolo tanto ironico quanto indicativo, già, di una poetica ben precisa, quella della compagnia aostana TIDA – Théâtre Danse, che in ogni suo spettacolo si propone di veicolare attraverso l’espressione artistica una riflessione critica sulla contemporaneità.
Così, se già è chiaro che verrà puntato il dito contro una società dei consumi tesa all’esteriorità – nell’ostentazione dell’ego, della bellezza, dell’ambizione, della velocità –, ecco che tutto questo entrerà in conflitto con il suo esatto opposto, dato che si parlerà di Meister Eckhart. Sì, proprio uno dei più importanti teologi e mistici dell’XI secolo, tacciato di eresia dalla Curia Romana per le sue posizioni controcorrente sul concetto di Dio, il quale sarebbe da ricercare non all’esterno ma nel fondo dell’anima.
Scelta curiosa quanto originale, quella di TIDA perché, in fondo, uno spettacolo su Eckhart sembra essere già una contraddizione in termini: come mettere in scena il pensiero di un religioso che predicava l’annientamento dell’io, della volontà, dei sensi, della memoria, del tempo per raggiungere una condizione di calma e solitudine interiore (una posizione a ben vedere molto simile al Buddhismo), tutte componenti che in uno spettacolo non possono non essere contemplate, soprattutto in uno solista, che non può prescindere dall’egoità?
Certo, non è un compito facile e lo sa bene il protagonista, Marco Chenevier, che proprio adottando un’acuta auto-ironia come filtro fra sé e il pubblico decide di non prendersi troppo sul serio pur nella serietà della sua ricerca, la quale consiste nel mettere in cortocircuito tre elementi: il pensiero di Eckhart, la danza (intesa come una parte dell’arte in generale) e la nostra società; per lasciarli in circolo e vedere se e in che modo possa accendersi una scintilla artistica.
Sulle note di Philip Glass, Chenevier inizia a danzare con movimenti fluidi e ovattati, ma poi si ferma, non troppo convinto della sua scelta, che già però nella sua impossibilità di realizzazione pian piano si dipana nelle sue possibilità.
Così, fra varie giocose interruzioni meta-teatrali, sul palco del teatro Vascello andrà in scena lo spettacolo e il suo processo: il pubblico sarà così reso partecipe della sua costruzione registica e drammaturgica in diretta e in corso d’opera. Ecco che allora seguendo il pensiero di Eckhart, Chenevier (oltre che interprete, regista e drammaturgo) ne indagherà a modo suo i precetti: la volontà sarà legata alla morte, i sensi saranno sviscerati attraverso il monologo di Queen Mab, la memoria sarà quella del corpo, la solitudine sarà quella della coppia, il tutto attraverso uno schema (forse a lungo andare un po’ prevedibile) che vede susseguirsi parti di danza – che a nostro avviso potrebbe trovare un rapporto più sfaccettato con gli accenti musicali –, recitazione al microfono e momenti di riflessione sul presente, servendosi quindi di strumenti molto in voga di un certo filone di teatro contemporaneo su cui lo stesso Chenevier ironizza e, di fatto, servendosene lui stesso.
A metà strada fra una piacevole lezione “didattica” sul pensiero di Eckhart e uno spettacolo di godibile fruibilità estetica grazie anche ai riferimenti musicali accattivanti come Laurie Anderson, Philip Glass, J.S. Bach, Marco Chenevier si presenta al pubblico con la volontà genuina e sentita d’ innestare una nuova possibilità di riflessione in chi lo guarda.
A nostro avviso, questa riflessione – attuale e originale – che l’artista propone potrebbe trovare uno sviluppo ancora più deciso. Si potrebbe partire proprio dalla fine, la parte più intensa e suggestiva dello spettacolo, quando Chenevier traccia dei parallelismi fra il Medioevo e oggi, fra il pensiero di Eckhart e il nostro essere vanesî, in modo da generare cortocircuiti ancora più incisivi fra passato e presente.
In fondo, proprio come dice Chenevier, se nel Medioevo si costruivano le cattedrali per innalzare l’uomo verso Dio (o il potere), oggi ci sono gli smartphone a innalzare l’uomo verso il nulla.
Ascolto consigliato
Roma, teatro Vascello, 28 maggio 2017
SAREMO BELLISSIMI E GIOVANISSIMI SEMPRE
La scelta – Beati pauperes in spiritu – Eckhart project
Testo e regia Marco Chenevier
Coreografia e interprete Marco Chenevier
Direttore di palco Andrea Sangiorgi
Produzione: TIDA – Théâtre Danse
con il sostegno del MIBACT – Ministero dei beni e delle attivita culturali e dell’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Valle d’Aosta