Midway
Un film che si pone a metà tra i vecchi war movie classici e quelli di oggi.
Midway, regia di Roland Emmerich, porta sul grande schermo il teatro bellico della battaglia delle Midway avvenuta durante la seconda guerra mondiale nel Pacifico. La finestra temporale del film parte dalla rigenerazione della flotta degli Stati Uniti dopo il giorno nefasto conosciuto come quello dell’infamia, l’attacco a Pearl Harbour, a sei mesi dopo, la battaglia delle Midway, la prima battaglia navale della storia moderna, dove due portaerei americane riuscirono a sbaragliare l’intera flotta dell’impero Giapponese riportando l’asticella del dominio del Pacifico a loro favore.
Un film bilanciato tra un ovvio patriottismo, un’adesione bellica con un palcoscenico marcatamente computerizzato di mezzi e scenari, un’adesione storica troppo strigliata e didascalica e, infine, storie degli uomini senza i quali la grande storia non avrebbe compiuto lo stesso corso. Un war movie che pone molto della sua potenza negli effetti speciali e nelle scene di azione, che su tutto il film investono inevitabilmente lo spettatore come l’onda d’urto di una bomba, non tralasciando però la storia degli interpreti che, thanks god, ci risparmiano il più delle volte soliloqui interiori sulla giustezza delle loro azioni e sulla crudeltà della guerra.
Sarà la nostalgia, ma il bisogno di incalzare e sorprendere lo spettatore soprattutto nei war movie moderni porta in secondo piano quello che dovrebbe essere lo scopo principale di un war movie, che non è celebrare la guerra spettacolarizzandola ma mettere in scena avvenimenti e storie di uomini cosi come sono avvenuti per ricordare e non ripetere gli stessi errori. Se poi si cerca di modernizzare da un punto di vista estetico e visivo una battaglia avvenuta in un’altra epoca mi spiace ma il risultato per me resterà straniante. Quindi se è necessario fare un film che duri ore per essere storicamente attinenti, ben venga. Se è necessario rispolverare dagli hangar i veri mezzi per farli volare e affrontare un costo esorbitante a scapito degli effetti speciali come la nostra generazione li intende, ben venga. Se è necessario parlare della Storia con la S maiuscola mettendo in secondo piano quelle con la s minuscola o viceversa, che si faccia, una buona sceneggiatura o una accurata ricostruzione reggerà da sé. Ma cercare di mettere tutti gli ingredienti in piccole quantità nello stesso calderone, anche se tanti, non renderà la zuppa più buona e Ford, che in questo film compare e che storicamente ha assistito in prima persona a quegli avvenimenti, secondo me lo sapeva bene.