Michael Cimino
100 registi (e tantissimi film) che migliorano una vita
In diverse, sfortunate occasioni Hollywood è stata costretta a misurarsi con il fallimento. Per una industria fondata sull’utilizzo controllato dei capitali, lo spauracchio maggiore è stato a lungo rappresentato dal pericolo dell’autore che sfugge al controllo della spesa, e naviga da solo fuori dal budget. Il più clamoroso ed epico esempio di disastro produttivo che la storia del cinema annoveri è legato al nome di Michael Cimino. Italoamericano cresciuto nella pubblicità e valorizzato da Clint Eastwood, che gli affida la sceneggiatura di Una 44 Mugnum per l’ispettore Callaghan e la regia di Una calibro 20 per lo specialista, arriva al successo molto presto con il magnifico Il cacciatore, miglior film per l’Academy nel 1979. La sua storia, tuttavia, è legata a doppio filo al destino di un altro film. Il suo capolavoro, l’eccelso I cancelli del cielo, è il film che più di tutti negli States ancora oggi evoca lo spettro della catastrofe finanziaria. Decine di milioni di dollari evaporati, più di 400 ore di girato, la leggendaria United Artist di Charlie Chaplin e Mary Pickford implosa sotto la scure dei debiti.
Ben 3 versioni di montaggio successive. La prima, di quasi 500 minuti, mostrata ai produttori e subito cassata. La seconda, l’ufficiale director’s cut del film, di 3 ore e 40 minuti, uscita nelle sale americane il 19 Novembre 1980, bocciata da pubblico e critica e subito ritirata dalla distribuzione per volontà dello stesso Cimino. La terza, ulteriormente tagliata, di 2 ore e 20 minuti, nuovamente distribuita e ancora una volta rifiutata dal pubblico. Infinite rimodulazioni del più sublime e titanico dei sogni totali.