Masters & Luminaries, la mostra al Proud Camden
Pensate che evento sarebbe stato se le band e le icone rock più grandi della storia della musica e del cinema si riunissero sotto un solo tetto per celebrare le loro qualità artistiche. Immaginate ad uno stesso tavolo Kurt Cobain e Ian Curtis alle prese con le loro ansie e le loro angosce; Jim Morrison e John Lennon intenti a discutere sul destino degli U.S.A. Sarebbe stato davvero uno spettacolo indimenticabile; ma ovviamente parliamo di pura ipotesi, di un bel sogno che, purtroppo, deve rimanere tale.
Nonostante l’impossibilità di ricreare una situazione di questo tipo, c’è qualcuno che c’è andato molto vicino allestendo la mostra fotografica dedicata alle icone rock del ventesimo secolo e mettendo in luce i fotografi che hanno eseguito quelli scatti. Non potevamo che trovarci a Londra capitale mondiale della musica rock e più precisamente nell’iconica Camden Town il distretto londinese alternativo per eccellenza dove tra i dedali di viuzze si può scorgere il Proud Camden, un grande capannone di solito adibito a concerti, ma che per circa un mese e mezzo dal 23 Luglio al 13 Settembre ha ospitato la mostra fotografica Masters & Luminaries una serie di fotografie iconiche che, partendo dai divi dell’età d’oro di Hollywood, passando per le muse della factory di Warhol e finendo agli sregolati giorni di Amy Winehouse, fanno scoprire e ri-scoprire quei volti noti che hanno segnato un intero secolo.
Questa mostra unica nel suo genere, offre l’opportunità di vedere le opere di fotografi leggendari come Brian Duffy, David McCabe e Brian Aris (solo per citare alcuni nomi) le une accanto alle altre; i primi scatti punk di Debby Harry o le iconiche immagini di un Bob Dylan, rubate da un grande John Byrne Cooke, mentre si intrattiene con amici e famiglia in momenti di puro relax. Masters & Luminaries viaggia, dunque, su due universi paralleli, mette in mostra non solo i grandi divi immortalandoli mentre esternano la loro arte, ma ci consegna anche uno spaccato della loro vita personale, il tutto intrecciato dalla visione estetica di quei grandi fotografi che hanno avuto il privilegio di rubare quel qualcosa in più.